Nessuna tregua nella guerra tra Hamas ed Israele a Gaza. In oltre 3 mesi il conflitto si è allargato, interessando anche la zona nord di Israele, e i timori di una sua deflagrazione aumentano. Lanci di missili e razzi infiammano la linea del confine settentrionale con il Libano, mentre nella Striscia di Gaza continuano le operazioni dell’esercito israeliano.
Al momento qualsiasi negoziato appare in stallo, nonostante le trattative promosse da Qatar, Egitto e Stati Uniti, dopo la pausa umanitaria di fine novembre e dopo che Hamas ha rifiutato la proposta israeliana di una pausa fino a due mesi in cambio del rilascio degli ostaggi.

Le vittime

Intanto si aggrava il bilancio delle vittime. Il ministero della Salute nella Striscia di Gaza, governata da Hamas, ha parlato di oltre 25.000 morti e più di 62.000 feriti negli scontri tra le forze israeliane e quelle di Hamas. La United Nation Women, organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dei diritti delle donne, ha recentemente riportato pubblicato un rapporto secondo il quale il conflitto tra Israele e Hamas avrebbe causato a Gaza circa 3 volte più morti che negli ultimi 15 anni. È stato in particolare analizzato l’impatto della guerra sulle donne ed è emerso che circa il 70% delle persone uccise sarebbero donne o bambini, e dell’85% degli sfollati sull’intera popolazione, si stima che quasi 1 milione siano donne.

Gli ostaggi

Dal massacro nei kibbutz del 7 ottobre 2023 sono passati oltre 100 giorni e più di 100 ostaggi israeliani sono ancora nelle mani di Hamas. Di molti non si hanno più notizie da tempo e – secondo Hamas – molto probabilmente sarebbero rimasti uccisi durante i bombardamenti dell’esercito d’Israele. Per la liberazione è sceso in campo anche l’Egitto: una delegazione israeliana è stata nei giorni scorsi al Cairo nel tentativo di sbloccare la situazione. Anche la Cia, fornendo ad Israele informazioni sulla localizzazione degli ostaggi a Gaza e dei capi di Hamas, ha provato a smuovere la situazione. Il Presidente USA Joe Biden ha fatto sapere che invierà in Europa il direttore della Cia, William Burns, per mediare un accordo tra Israele ed Hamas per la liberazione di tutti gli ostaggi.

Gli ultimi attacchi

L’Onu, in riferimento alla drammatica situazione umanitaria della Striscia, ha dichiarato che questi giorni rappresentano “una macchia sulla nostra comune umanità”, mentre dal Vaticano è giunto un nuovo appello del Papa per lo stop alle guerre: “Vi imploro di fermarvi, è una negazione dell’umanità”. Ma gli scontri non si placano. In un attacco contro dei civili che erano in attesa di aiuti umanitari alla rotonda del Kuwait a Gaza City, 20 persone sono state uccise e 150 sono rimaste ferite: il bilancio, riportato da Al Jazeera, è del portavoce del Ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas. Per Hamas sarebbe stato l’esercito israeliano ad aprire il fuoco.

Secondo il Guardian sarebbe salito a 12 il numero delle vittime dell’attacco al rifugio Onu della Unrwa a Khan Yunis, a Gaza, secondo le dichiarazioni rese da Thomas White, vicecoordinatore umanitario per i territori palestinesi occupati. in merito al quale Israele nega ogni responsabilità. White ha riferito inoltre che oltre 75 persone sarebbero rimaste ferite, di cui 15 in condizioni critiche. Secondo Times of Israel le forze di difesa israeliane (Idf) starebbero indagando sull’attacco al rifugio dell’Unrwa sospettando la strage sia stata provocata da un razzo lanciato da Hamas.

Proprio a Khan Yunis, nel sud della Striscia, pochi giorni fa è stato ritrovato dall’esercito israeliano anche un tunnel di circa 830 metri, ad una profondità di circa 20 metri, dove sarebbero stati tenuti in condizioni disumane almeno 20 ostaggi di Hamas, in tempi diversi. Nelle immagini video diffuse dai soldati si vede una porta sbarrata che conduce a diverse stanze dove si notano materassi a terra, pile di piatti, pentolame sporco ed un bagno.

Attesa per la sentenza dell’ Aja

I giudici della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja decideranno venerdì 26 gennaio, alle ore 13 in Italia, delle eventuali misure cautelari da adottare nei confronti di Israele, a seguito del ricorso presentato dal Sudafrica che accusa Israele di genocidio per l’operazione militare che sta conducendo a Gaza. La Corte potrebbe varare misure provvisorie contro Israele, ma non si pronuncerà sull’accusa di genocidio. Per la relativa sentenza occorreranno almeno 2 anni.

Hamas nelle scorse ore – secondo quanto riportato da Al Jazeera – ha annunciato che, se la se la Corte internazionale di giustizia ordinerà un cessate il fuoco a Gaza, i miliziani palestinesi si atterranno alla decisione, se quest’ultima verrà rispettata anche da Israele. Le ordinanze della Corte, che si pronuncia nelle controversie tra Paesi, sono giuridicamente vincolanti e non possono essere impugnate, ma il tribunale può fare ben poco per farle rispettare: il 16 marzo 2022 ordinò, per esempio, alla Russia di fermare l’invasione dell’Ucraina, ma il 17 marzo la Russia rigettò la sentenza comunicando che non avrebbe seguito le disposizioni della Corte.

Il monito di Netanyahu

Il premier israeliano è stato chiaro: “Nessuno ci fermerà, nemmeno L’Aja o l’asse del male”, Israele non scenderà a “compromessi” e la guerra continuerà finché non saranno raggiunti “tutti gli obiettivi”. Ma la piazza ribolle e preme per una intesa sugli ostaggi in mano ad Hamas. Le proteste interessano più fronti: i manifestanti hanno interrotto il traffico in decine di strade, hanno bloccato anche la Ayalon Highway, una delle principali arterie di Tel Aviv e fermato gli aiuti umanitari diretti a Gaza al valico di Kerem Shalom, nel sud.

In un post su X, il portavoce del ministero degli Esteri di Doha nel Qatar ha attaccato il premier israeliano, per una serie di dichiarazioni “irresponsabili”. Il riferimento è alle parole pronunciate da Netanyahu durante un incontro con le famiglie degli ostaggi, durante il quale, secondo quanto rivelato da Channel 12, il Qatar sarebbe stato da lui etichettato “mediatore “problematico”.

“Siamo sconcertati dalle dichiarazioni attribuite al primo ministro israeliano”, tuona Majed al Ansari, che poi accusa: “Se le dichiarazioni riportate dovessero risultare vere, il premier israeliano non farebbe altro che ostacolare e minare il processo di mediazione, per ragioni che sembrano servire alla sua carriera politica invece di dare priorità alla salvezza di vite innocenti, compresi gli ostaggi israeliani”, scrive ancora su X il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar.


Tajani in Medio Oriente

Tajani è stato il primo ministro degli Esteri dell’Ue ad aver incontrato il leader dell’Anp (l’Autorità nazionale palestinese) dopo gli attacchi di Hamas allo stato ebraico del 7 ottobre scorso. Nella sua missione in Medio Oriente di questi giorni, il ministro ha incontrato a Ramallah, in Cisgiordania, il presidente palestinese Abu Mazen ed il ministro degli Esteri palestinese al Malki. “L’obiettivo è avviare un percorso politico per arrivare a un vero Stato palestinese che possa vivere in pace con lo Stato israeliano, rispettando le esigenze di sicurezza di Israele”, ha detto Tajani nell’incontro con Abu Mazen. “La mia visita qui è una missione di vicinanza e di solidarietà all’Autorità nazionale palestinese”, ha spiegato l’alto rappresentante della Farnesina.

“Sosteniamo con forza le azioni del governo israeliano contro le organizzazioni terroristiche e parallelamente vogliamo affrontare con i nostri amici israeliani la preparazione per un ritorno al confronto politico e diplomatico”, ha detto il ministro, incontrando a Gerusalemme il presidente Isaac Herzog. “Dopo le operazioni militari a Gaza – ha aggiunto – bisognerà individuare immediatamente un percorso politico per evitare che gli attuali scontri si ripetano e si allarghino nella regione”. Bisogna avviare “un percorso politico che inevitabilmente dovrà portare” alla formula della soluzione a 2 Stati. Il negoziato deve procedere nonostante questa fase di guerra a Gaza, vogliamo dare un messaggio a tutte le parti coinvolte in questo scenario: non c’è alternativa ad un percorso di pace, da avviare immediatamente”, ha dichiarato Tajani.

In Israele Tajani ha anche incontrato alcuni familiari degli ostaggi in mano ad Hamas esprimendo “ancora una volta la sua indignazione per l’attacco di Hamas del 7 ottobre alla popolazione civile israeliana attorno a Gaza”. E al primo ministro Netanyahu ho chiesto il rafforzamento delle iniziative umanitarie per civili e ha offerto l’impegno del Governo italiano per la ricostruzione.

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