Fonte foto: Jeunes Agriculteurs

Hanno iniziato i tedeschi, che dalla metà di dicembre del 2023 bloccano le strade della Germania con migliaia di trattori. Da una decina di giorni le proteste vanno avanti anche in Francia. Poi si sono uniti gli agricoltori polacchi, rumeni, belgi, i greci e gli italiani. E’ stata battezzata come la “protesta dei trattori”, e nel giro di un mese si è allargata in tutta Europa.

I motivi che spingono gli agricoltori a scendere in strada sono tanti. L’ira dei tedeschi è esplosa quando il governo ha proposto la prima bozza di Bilancio del 2024 (poi bocciata dalla Corte Suprema Tedesca) ed è emersa l’intenzione dell’esecutivo di ricorrere, tra le varie misure per coprire un buco di 60 miliardi nelle casse pubbliche, all’aumento delle tasse, al taglio dei sussidi all’agricoltura e all’eliminazione di un’agevolazione sul gasolio.

In Polonia gli agricoltori si stanno mobilitando contro l’importazione dei prodotti agricoli ucraini: vogliono che vengano ripristinate le restrizioni commerciali all’Ucraina per evitare che i suoi prodotti invadano il mercato polacco. I manifestanti si oppongono poi alle misure del Green Deal europeo che limitano la loro attivita:  secondo quanto sostengono, le restrizioni sui fertilizzanti diminuiranno le rese, e quindi la redditività della produzione. In Romania e in Grecia le manifestazioni anche sono in corso da due settimane.

Contro la burocrazia, che obbliga gli agricoltori a passare più tempo in ufficio che nei campi, si muovono principalmente gli agricoltori francesi, che stanno protestando anche per bloccare nuovi divieti sui pesticidi e gli aumento del prezzo del gasolio. I Giovani Agricoltori del sindacato “Young Farmers” vogliono organizzare “il blocco di Parigi e dei sobborghi interni”, ha annunciato ieri in una intervista alla Bfmtv, Maxime Buizard, amministratore nazionale dell’organizzazione. “L’idea – ha detto Buizard – è che nessun camion potrà rifornire la capitale” per “almeno cinque giorni”. I blocchi sono stati rimossi temporaneamente in attesa della ripresa della protesta a partire da domani.

Il ministro degli Interni, Gérald Darmanin, ha convocato un incontro con i rappresentanti delle forze dell’ordine per definire un “sistema difensivo significativo” diretto a evitare qualsiasi blocco del mercato di Rungis e degli aeroporti dell’Ile-de-France e all’ingresso Parigi. Darmanin, secondo quanto riporta Le Monde, ha chiesto alla polizia di intervenire solo se “l’integrità delle persone fosse minacciata o gli edifici e le proprietà pubbliche o private fossero esposti a gravi danni ”, ha sottolineato. specifica anche l’ufficio. Già da questa sera gli agenti saranno schierati attorno al mercato di Rungis.

Contro la burocrazia e gli aumenti del prezzo del gasolio stanno protestando anche gli agricoltori italiani, preoccupati anche dell’autorizzazione della farina di insetti e per l’introduzione della carne coltivata. L’ultima barricata risulta ancora al casello autostradale di Orte (Viterbo). “Non vogliamo sussidi, vogliamo il giusto prezzo per ciò che produciamo”, era scritto su un cartello. Proteste si sono registrate negli ultimi giorni lungo tutta la penisola: a Venezia, a Pescara, a Enna, in Molise. Raduni sono previsti martedì prossimo in varie zone della Lombardia, in Toscana e in Sardegna. Mercoledì è stato annunciato a Verona un presidio in occasione dell’inaugurazione di Fieragricola.

“Dobbiamo lavorare insieme agli uomini e alle donne che operano nel settore agricolo dell’UE per garantire il nostro approvvigionamento alimentare per il futuro. I nostri agricoltori devono affrontare sfide crescenti: ecco perché vogliamo avviare un dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura dell’UE. Sono convinto che l’agricoltura e la tutela del mondo naturale possano andare di pari passo. Abbiamo bisogno di entrambi”, è l’impegno che si è assunta nei giorni scorsi la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Giovedì scorso si è svolta la prima riunione per il “dialogo”. Ma questo non basta per gli agricoltori, che non hanno fermato la propria mobilitazione.

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