Fonte foto: screenshot video

Da quando il presidente Jovenel Moise è stato ucciso, nel 2021, Haiti vive sotto la minaccia crescente delle bande criminali. Le gang, che da tempo imperversano nel paese caraibico, sono diventate sempre più feroci. L’ultima ondata di violenze, nello scorso weekend: dopo attacchi a diverse stazioni di polizia, nella serata di sabato c’è stato un assalto a diverse carceri. Secondo quanto riferisce il governo, sono stati presi d’assalto i due più grandi centri carcerari del Paese: la prigione civile della capitale Port-au-Prince (detta anche “penitenziario nazionale”) e la prigione civile nella vicina Croix des Bouquets. Secondo un bilancio riportato da Bbc, almeno 12 persone sarebbero state uccise negli attacchi e, tra gli evasi, circa 3.700 detenuti sarebbero riusciti a fuggire.

Il governo di Haiti ha dichiarato lo stato di emergenza per 72 ore e in un comunicato ha affermato che gli atti di “disobbedienza” rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale e ha istituito un immediato coprifuoco notturno, iniziato alle 20 di domenica (ora locale).

Comunicato stampa del governo di Haiti

Il leader di una gang, Jimmy Chérizier, detto “Barbecue”, un ex agente di polizia ritenuto responsabile di diversi massacri a Port-au-Prince, ha rivendicato gli attacchi. “Tutti noi, i gruppi armati delle città di provincia e quelli della capitale, siamo uniti”, ha affermato. L’intento sarebbe quello di rovesciare l’attuale primo ministro, Ariel Henry, e di catturare il capo della polizia di Haiti e i ministri del governo, ha dichiarato apertamente in un video.

In base a un accordo politico, Henry avrebbe dovuto dimettersi entro il 7 febbraio. Ma le elezioni previste non si sono svolte. Fu proprio all’indomani della sua nomina come primo ministro che Jovenel Moise fu ucciso, dopo 4 anni e mezzo al potere.

Henry prese il posto di Claude Joseph, che ora è a capo del partito di opposizione. Joseph ha dichiarato che Haiti sta vivendo un “incubo”. Ha detto che il primo ministro Henry vuole “rimanere al comando il più a lungo possibile”: “Ha accettato di dimettersi il 7 febbraio. Ora decide di restare, nonostante ci siano enormi proteste in tutto il paese che chiedono di dimettersi, ma è un peccato che ora questi criminali usino mezzi violenti per costringerlo a dimettersi”, ha commentato.

Secondo l’ultimo rapporto pubblicato a gennaio scorso dall’ Ufficio Integrato delle Nazioni Unite ad Haiti, nel 2023 nel Paese caraibico più di 8.400 persone sono state vittime della violenza delle bande, più del doppio rispetto al 2022. “Circa l’83% dell’ondata senza precedenti di omicidi e feriti si è verificata nella capitale Port-au-Prince, ma la violenza si è diffusa anche altrove, in particolare ad Artibonite, il più grande dei 10 dipartimenti di Haiti”, si legge nel rapporto. “A sud della capitale, le bande hanno condotto attacchi su larga scala per controllare zone chiave e continuano a ricorrere sistematicamente alla violenza sessuale nelle aree sotto il loro controllo, mettendo a rischio donne e ragazze di appena 12 anni”.

Gli alti tassi di abbandono nella polizia di Haiti riducono ulteriormente la capacità della polizia di contrastare la violenza e di garantire la sicurezza. Per questo, lo scorso ottobre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha autorizzato il dispiegamento di una missione multinazionale di sostegno alla sicurezza (MSS) per supportare le forze di polizia haitiane. E da giovedì il primo ministro Henry era volato a Nairobi proprio per questo progetto che il Kenya si è offerto di guidare.

A causa della violenza dilagante delle gang, hanno smesso di funzionare molte strutture sanitarie. Secondo quanto riporta Le Nouvelliste, giornale haitiano, si sarebbe fermato anche il più grande centro ospedaliero del paese, l’ospedale dell’Università Statale di Haiti, comunemente chiamato “ospedale generale”. “Non funziona”, ha rivelato il direttore Jude Milcé, parlando a Magik9. “L’ospedale è quasi abbandonato da giovedì a causa degli scontri tra banditi e polizia”, ​​avrebbe dichiarato. “I pazienti e il personale sono fuggiti da questo centro. I pazienti rari, la maggior parte dei quali non sono in grado di muoversi, rimangono ancora lì”, ha spiegato.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here