In Italia, il tema dell’educazione finanziaria è sempre più caldo. A scuola, ad eccezione degli istituti tecnici commerciali e del liceo di Scienze Umane (scelto dal 10% del corpo studentesco per l’anno 2023/24 secondo i dati del Ministero), le basi elementari della finanza e dell’economia non vengono insegnate. Siamo lontani dagli USA, dove l’Economia è ovunque una materia apprendibile, seppur in modo facoltativo, o dal modello francese, dove il liceo economico sta al pari dello scientifico e del classico in termini di rilevanza e prestigio. Più che altro sta diventando una questione di previdenza sociale, come in Portogallo o in Nuova Zelanda dove da poco l’educazione finanziaria è diventata obbligatoria nelle scuole.
D’altronde, per quanto la Banca d’Italia abbia fotografato una percentuale ancora alta tra i giovani di analfabeti finanziari, va ammesso che quest’ultimi hanno registrato dei dati superiori rispetto a simili ricerche effettuate sugli stessi campionari di età negli anni e decenni passati. Dal recente studio, infatti, è emerso che il 35% conosce correttamente i principali concetti economici e che il 55% risulta informato su quello che in modo diretto o indiretto concerne le tematiche ambientali e ecologiche. Da segnalare che nel 34% dei casi la principale fonte di informazione sono i social media, un canale divulgativo che, per quanto possa avere un’ambizione crescente di attendibilità, resta covo di complottismo e fake news. Spaventa l’incomprensibile, seppur giustificata dall’età, disattenzione che manca al futuro previdenziale. Quasi la metà del campione si definisce disinteressato a provvedere a dei piani in vista della vecchiaia e a accantonare dei risparmi a fine mese. È la filosofia giovanile dello YOLO (“You Only Live Once” – Vivi una volta sola) che sta portando a una rivalutazione forte del presente e a una sostanziale indifferenza verso il domani.
Per capirne di più, ne abbiamo parlato con dei giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni, di zone di Italia opposte e di background culturali dissimili. Gli abbiamo posto domande sui termini più usati nel quotidiano, in un linguaggio meno tecnico e più legato alla necessità di gestire e investire i propri risparmi e spendere le somme a disposizione.
Sara (il nome è di fantasia, come anche i prossimi), 20 anni, fiorentina, dice di conoscere solo il significato di mutuo e di ignorare i concetti di obbligazione, fondi comuni e di interesse semplice. Non sa cosa è una pensione integrativa, e usa principalmente la carta perché “tiene traccia di quello che ha speso”. Poi c’è Marta, 21 anni, milanese, che ha frequentato il liceo delle Scienze Umane e sfoggia un alto tasso di alfabetizzazione finanziaria seppur non altissimo. Sa cosa è la diversificazione del rischio e cosa è l’inflazione, non ricorda la definizione esatta di obbligazione e rivendica di avere un conto intestato a sé. Sa che il sistema pensionistico funziona in modo contributivo e che l’Inps per pagare le pensioni usa il metodo a ripartizione.
Nel frattempo, Lorenzo, 23 anni, cremonese, usa solo la carta perché si dice pigro e perché “si sente più sicuro”. Non sa cos’è l’inflazione, ma sa che il mutuo è un prestito chiesto alla banca per rateizzare il pagamento di una casa, di un’auto etc. Ha un rapporto con il risparmio complicato e crede un domani di dover aspettare i 75 anni per andare in pensione. Alessandro, 27 anni, livornese, invece, ha studiato Giurisprudenza e in modo traverso ha assorbito alcune nozioni economiche. Sa che la diversificazione del rischio consiste nel partire da un budget predefinito, stanziarlo su vari asset riducendo così il tasso di rischio. Ignora o, meglio, non conosce perfettamente la differenza tra carta di credito e debito, ma sa cos’è un interesse semplice e un’obbligazione. È una persona attenta al risparmio, consapevole dei sistemi di previdenza futura come la pensione integrativa privata per i dipendenti pubblici.
Studia legge Marco, 22 anni, napoletano, che si definisce parsimonioso e accorto in materia di soldi. Afferma di preferire i contanti, perché “più semplici e più immediati” e scherza sul rischio di non poter mai andare in pensione pensandosi in un futuro libero professionista. Conosce i concetti di base ma non sa come funziona il sistema pensionistico, se in modo contributivo o retributivo (la prima è l’esatta, n.d.r.). Infine, interviene Giulia, 20 anni, latinense, che definisce il mutuo come “un finanziamento per pagare a rate una proprietà” e la diversificazione del rischio “il gesto dell’investire su più fronti per non puntare tutto solo su qualcosa”. Non conosce la differenza precisa tra la carta di credito e quella di debito ma dice di usare solo “il telefono” per qualunque pagamento, anche per il caffè da un euro.
Fotografare è difficile, anche perché è inevitabile che in ogni foto qualcosa resti escluso. Che sia lo spiraglio della porta, o il tipo più a destra della squadra di pallone o le corna dietro la testa del nostro cuginetto. Fotografare qualcosa però è possibile, come dimostra il nostro piccolo sondaggio. Qualcosa che però non significa tutto. L’educazione finanziaria resta un miraggio, un argomento di cui troppo poco se ne sente parlare, nonostante il tema dei soldi sia sempre più discusso sulle tavole delle nostre domeniche. Secondo il rapporto diffuso dall’OCSE nel dicembre 2023, l’Italia su una scala da 0 a 20 accumula 10.6 punti posizionandosi nei gradini più bassi della classifica europea. Eppure, siamo uno dei paesi in cui si risparmia di più.
Previdenza o ignoranza? Chissà chi sa.