Un pericolo per l’incolumità fisica costante, quotidiano che angoscia e impietrisce portando in diversi casi anche alla decisione di abbandonare la professione nonostante anni di fatica e impegno. In diversi territori italiani le aggressioni a medici e sanitari sono oramai quasi consuetudine. In molti, non accettando le regole che vigono nei presidi ospedalieri, preferiscono prendersela con i professionisti della sanità, spesso parafulmini delle inefficienze della sanità pubblica del nostro Paese. Che ci sia una reale emergenza lo dimostra l’aggressione di poche settimane fa ai danni dei medici al Policlinico Riuniti di Foggia da parte dei familiari di una ragazza di 23 anni morta a seguito di un incidente. L’operazione chirurgica per salvarla si è rivelata purtroppo inutile e questo ha scatenato la furia dei parenti, come si evince da un video che ha fatto il giro del web. Su quell’episodio, sono in corso le indagini delle autorità competenti.
L’ennesima aggressione
Una nuova storia di violenza ai danni di medici arriva da Melito di Napoli, cittadina di oltre 40.000 anime alle porte del capoluogo partenopeo. La sera del 17 settembre due giovani medici, poco più che trentenni, in servizio all’Asl Napoli 2 Nord hanno vissuto sulla propria pelle cosa voglia dire subire un pestaggio sul luogo di lavoro da parte di esagitati che, giunti presso la Guardia Medica melitese, stando a quanto emerso sin qui dagli approfondimenti da parte dei carabinieri, pretendevano una celere visita domiciliare a un loro congiunto sofferente da alcuni giorni a causa di un pesante attacco febbrile. In un video diffuso anche questa volta sui social girato dai due sanitari aggrediti, e ora in mano ai militari dell’Arma della Tenenza di Melito che indagano su un episodio, si vede un soggetto che aggredisce i due medici scagliando verso uno dei due anche una sedia. Il responsabile, un 35enne del posto incensurato, dovrà ora rispondere di lesioni personali. Gli altri protagonisti avrebbero invece “soltanto’’ insultato i medici a cui è stata data una prognosi di 10 giorni dopo una visita all’Ospedale di Giugliano.
La testimonianza delle vittime
Tramite il proprio legale, l’avvocato Maria Napolano, i due medici ancora scossi raccontano la notte di paura vissuta. Per timore di ritorsioni, decidono rivelare la loro vera identità. Per questo, li chiameremo Vanessa e Santo. “Ci hanno aggrediti mentre eravamo completamente soli e sforniti di tutela – affermano – Eravamo in due e loro erano in sei. Hanno organizzato una spedizione punitiva. Sono venuti due volte, la seconda per picchiarci, attendendo che la guardia medica si svuotasse”. Santo e Vanessa sono pronti a giurare sulla irreprensibilità del proprio comportamento. “Non c’erano motivazioni da giustificare quei comportamenti, c’era solo tanta voglia di farci del male e, in ogni caso, niente può giustificare quella violenza inaudita”. In un attimo, i medici in servizio a Melito si ritrovano a vivere un incubo. “L’aggressione – raccontano – è durata diversi minuti, quindici forse, che si dividono nella prima parte con le donne che si sono fatte aprire il cancello traendoci in inganno e la seconda parte con gli uomini, di cui uno è quello che si vede nel video che lancia la sedia. Il cancello è stato lasciato aperto per consentire loro di entrare”.
Vanessa e Santo ribadiscono: Non ci siamo rifiutati di visitare nessuno, amiamo il nostro lavoro e lo svolgiamo con cura e dedizione, la cura del paziente è al primo posto, non è vero che non abbiamo voluto visitarla”. Al contrario, i presenti in quel momento “non hanno sentito ragioni e sono tornati per punirci. Non c’è stata nessuna attesa, niente di niente. Sono venuti già con l’intento di picchiarci, erano organizzati in sei, più una macchina che è sopraggiunta dopo per finire il lavoro. L’auto ha però trovato i carabinieri, che per una frazione di secondi eravamo riusciti a contattare e che sono arrivati in sei o sette minuti, che ci sono sembrati interminabili’’.
L’amarezza
Vanessa ancora oggi è traumatizzata da quanto successo e le sue parole lo confermano ancora una volta. “Mi hanno prima offeso con parole forti, schernendomi come persona e come medico. Mi hanno urlato contro, minacciata e strattonata. Poi mi hanno messo le mani alla gola. Era un uomo grande e grosso: cosa aveva intenzione di fare? Ringrazio il cielo che sono qui a raccontarlo”. L’amarezza non è solo per sé ma anche per l’aggressione violenta ai danni del collega, Santo. “Lo hanno picchiato con dei pugni violentissimi alla testa, alla tempia. Gli hanno rotto gli occhiali, ha avuto una sedia scaraventata al costato, pugni sul corpo”. Poi aggiunge: “Eravamo intrappolati, non c’ erano vie di uscita alternative, sono convinta che ci ha salvati la consapevolezza che stessimo girando quel video, perché altrimenti non si sarebbero fermati’’.
Vanessa è affranta, non riesce a nasconderlo. “Mi sento terribilmente scossa, quando chiudo gli occhi, anche solo un istante, provo una sensazione di terrore rivivendo quelle immagini nella mente. Vorrei che anche voi provaste per un attimo ad immaginare tutto ciò con la consapevolezza che avrebbero potuto ucciderci senza problemi, con una tale crudeltà e insensatezza: una furia che aveva solo il desiderio di punirci, chiamati apposta per fare questo. Per schiacciare il sistema, un sistema che non ci ha protetti”. E, ancora oggi, “ci sentiamo terribilmente in pericolo e noi così come tutti i medici di questo presidio e di tanti altri che hanno mostrato grande sensibilità verso di noi e tutti coloro che si trovano di notte a dover fare dei turni sforniti di tutela. Non parliamo di un pronto soccorso dove c’è tanta gente, con un drappello della polizia, con persone che vanno e che vengono’’.
Secondo Maria Napolano, legale di Santo e Vanessa, quanto accaduto è “increscioso. I dottori sono ancora fortemente scossi. Oltre a quelle fisiche, hanno riportato ferite ben più gravi, ferite che colpiscono la categoria e le istituzioni stesse. Gli attacchi continui ai medici ormai sono all’ordine del giorno” L’avvocato, rallegrandosi per “la presenza del prefetto il giorno dopo l’accaduto, dando il segnale della presenza dello Stato anche in territori così delicati e particolarmente sensibili”, si dice sicura “che la magistratura farà il suo corso e darà risposte concrete all’esigenza di giustizia e al rispetto delle norme poste a tutela del bene della vita e della categoria dei sanitari. È fondamentale che non si formi una frattura tra la pena prevista per questi eventi così gravi e la sanzione concretamente irrogata”.
Le misure di sicurezza e le paure
A dare vicinanza ai due medici aggrediti il giorno dopo i fatti, oltre che i vertici dell’Asl Napoli 2 Nord a partire dal direttore generale Mario Iervolino, anche il prefetto di Napoli Michele Di Bari che ha annunciato la presenza di una guardia giurata a presidio della Guardia medica di Melito e un sistema di chiamata immediata delle forze dell’ordine in caso di necessità. “Qui si è andati oltre il livello di aggressione, che va condannata in modo esemplare – le parole del prefetto a margine della visita – è ingiustificabile quanto successo. Il video dell’aggressione fa venire i brividi. Un medico aggredito è un medico tolto alla disponibilità del servizio della sanità pubblica e dei pazienti che devono essere curati’’.
Vanessa, però, non sembra così entusiasta delle misure annunciate nonostante la contentezza per la visita del prefetto Di Bari insieme alle forze dell’ordine. “Non sappiamo per quanto tempo queste misure saranno adottate e se basteranno a fungere da deterrente. Non siamo tranquilli, abbiamo paura, se non si fa qualcosa di concreto si rischia di rimanere senza medici, gli stessi chiamati eroi qualche anno fa quando c’era l’emergenza Covid’’. Infine, ecco un appello: “Ai miei colleghi dico: creiamo solidarietà, la stessa che ci ha stretti durante la condivisione del video. Questa solidarietà deve portarci a non lasciare soli i colleghi che si trovano nelle zone così sensibili a fare dei turni notturni. Se sapete di colleghi che fanno i turni di notte non lasciateli soli’’.
La richiesta di sicurezza
Il vice segretario Aziendale Fimmg Napoli ASL Napoli 2 Nord, Salvatore Caiazza invoca pene più severe. “È vero – afferma – le persone presenti durante l’aggressione sono state identificate, ma per l’attuale giurisprudenza ciò servirà a poco o nulla. Bisogna incentivare una legge per la quale chi aggredisce il personale sanitario deve essere immediatamente arrestato celebrando un processo per direttissima’’. Per il vicesegretario Caiazza “vanno incentivati gli investimenti per rafforzare la sanità territoriale, che fa acqua da tutte le parti. Se un presidio di Guardia Medica non può operare in sicurezza, forse è meglio chiuderlo. La vita di un operatore sanitario non va mai messa in pericolo’’. “Siamo profondamente scossi da questo atto di violenza inaudita – si unisce al coro di indignazione il direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord Mario Iervolino – I nostri operatori sanitari lavorano ogni giorno con professionalità per garantire l’assistenza ai cittadini. È inaccettabile che debbano subire aggressioni del genere. È inaccettabile, ancor di più, che giovani e valenti medici debbano avere, nella estrinsecazione del loro percorso professionale, traumi di tal tipo Esprimiamo, quindi, la nostra più sentita solidarietà ai medici coinvolti assicurando loro il nostro pieno sostegno”.