“C’è stato un sovraffollamento, una sopra-richiesta di posti letto, che abbiamo potuto soddisfare fino a un certo punto. Per cui la gente ha aspettato. C’è gente che ha aspettato un’intera notte”. Così Nicola Maturo, responsabile del pronto soccorso dell’ospedale Cotugno di Napoli, ha spiegato le file che negli ultimi giorni si sono formate davanti al nosocomio dell’azienda dei Colli, riferimento in Campania per le malattie infettive.
Le immagini dei pazienti in auto attaccati alle bombole di ossigeno in attesa di entrare al pronto soccorso hanno fatto il giro del mondo. In coda c’erano ambulanze, auto private, ma anche persone arrivate a piedi. A raccontarcelo è Maturo. “Il 118 – inoltre rivela – sa perfettamente, perché ogni tanto telefona per avere la situazione dei posti dell’ospedale, per cui, a parte un codice rosso, trova destinazione altrove, quindi non fa fila da noi. Sono le ambulanze private, i privati cittadini che vengono con le proprie auto, in taxi, che fanno la fila, perché loro non lo sanno, ma vogliono venire al Cotugno, quindi se non c’è posto devono aspettare”.
“Chiaramente i casi critici hanno la priorità”, specifica Maturo. Chi negli ultimi giorni è rimasto in coda è stato comunque assistito. “Un infermiere – spiega il primario – fa il giro lungo la fila, prende i dati, misura la temperatura, controlla se desaturano. Se hanno bisogno di ossigeno diamo l’ossigeno in auto, per cui una forma di assistenza la diamo”. “Una volta entrati nel pronto soccorso – poi aggiunge – li abbiamo triagiati e anche se sono rimasti in pronto soccorso per qualche ora, alla fine poi un posto letto nei reparti lo hanno trovato”. Dopo l’attesa esterna, quindi, c’è anche da aspettare dentro: “Quando entrano nel pronto soccorso, in Obi, aspettano per trovare un posto letto ordinario”.
Mentre Maturo parla, alle sue spalle si vede solo un’ambulanza in attesa: “È a momenti – dice -. Stamattina (ieri, ndr), per esempio, non c’era assolutamente nessuno e adesso nel giro di mezzora abbiamo un’ambulanza e un paio di vetture dentro”.
Mancano i posti letto
A rallentare l’accesso al pronto soccorso è la carenza di posti letto. “Una volta assorbiti tutti i posti, sia di triage, che di Obi, che i posti letto di degenza ordinaria dell’ospedale, chiaramente se non c’è più recettività si crea la fila, in attesa che avvenga qualche dimissione o qualche spostamento. È il sistema: più di tanto non possiamo incamerare”. Quindi il problema sono i posti letto? “Il problema sono i posti letto – conferma -. Cioè una volta che abbiamo esaurito i posti letto e l’ospedale è pieno, non possiamo fare niente altro”.
Quella dei posti letto negli ospedali è una questione su cui si dibatte da qualche giorno. I dati regionali sembrano cozzare con la realtà. “Forse sarà un problema organizzativo, ma noi – dichiara Maturo – quando facciamo una richiesta di posto letto alla centrale operativa regionale, ci dicono sempre che non c’è posto da nessuna parte, quindi evidentemente questi posti letto vengono riempiti in maniera molto rapida”.
Secondo quanto rilevato da nostre fonti ospedaliere, negli ospedali campani si riscontrano problemi a trasferire pazienti positivi al Sars-Cov2 in terapie intensive Covid, ma la Regione Campania continua a sostenere che nelle rianimazioni i posti disponibili ci sono e che sono quelli indicati nel bollettino giornaliero: 590 da 3 giorni. Erano 590 anche mentre un paziente positivo al Sars-Cov2 attendeva in un ospedale campano il trasferimento in una terapia intensiva Covid. L’attesa è terminata dopo 4 giorni, solo perché è deceduto. A rivelarcelo è un medico. Per tutelarlo non ne sveliamo l’identità. “Anche oggi – ci svela – un positivo intubato da trasferire e zero posti liberi”.
Carenza di personale
Al Cotugno è stata allestita una tensostruttura da cui si potranno ricavare tra i 10 e 12 posti letto di degenza ordinaria. Una manciata di posti. E se si considera anche l’insufficienza di personale, non sembra una soluzione che risolverà i problemi se i contagi continueranno a diffondersi ai livelli odierni. “Secondo lei chi ci andrà a lavorare in quella tenda? – osserva Maturo – il nostro personale”. Personale già carente e in sofferenza per i turni massacranti di lavoro che sta sostenendo da un paio di mesi. Le ambulanze in fila davanti al Cotugno si iniziavano a vedere già un mese fa.
“Il personale è carente, sia medico che infermieristico. Oramai – racconta il responsabile del pronto soccorso del Cotugno – sono un paio di mesi che stiamo facendo turni che non saranno sostenibili ancora per molto tempo. Noi nella prima ondata il grosso lo abbiamo avuto e smaltito nel giro di 45-50 giorni. Oramai sono due mesi, quindi abbiamo abbondantemente superato quei 50 giorni, e la cosa non finirà a breve, per cui c’è qualcuno che forse comincia a essere stanco, altri che si sono ammalati e non sono momentaneamente in servizio. C’è carenza”.
Le previsioni
Per Maturo questa seconda ondata non finirà a breve e il suo tono è critico rispetto alla scelta di inserire la Regione Campania in fascia gialla (a rischio moderato di contagio): “Avevo chiesto già a suo tempo una chiusura totale, ma una chiusura breve. Io avevo calcolato un 3 settimane, più che altro per spezzare la catena dei contagi al rialzo, quindi per fermare in qualche modo il contagio esponenziale che c’è stato in quest’ultimo periodo, questo avrebbe permesso a noi degli ospedali di respirare un poco, alla gente di contagiarsi meno e ci avrebbe permesso di fare un Natale forse un pochettino più sereno. Adesso siamo addirittura in zona gialla, per cui bisogna vedere come andrà a finire ancora”. Poi, parlando della folla che nell’ultimo weekend ha invaso lungomare e centri cittadini, conclude: “Non dipende da noi, dipende dalle persone, dalle intenzioni che hanno”.
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