Fonte foto: wikimedia commons

Il nuovo volto moderato che avevano voluto rappresentare era una maschera, caduta in men che non si dica. I talebani stanno cercando e uccidendo coloro che hanno collaborato con l’Occidente e con il precedente governo, stanno picchiando chi non si piega al loro regime, terrorizzano il popolo in fuga. Sono diverse le testimonianze che smentiscono le promesse annunciate in una conferenza stampa dal portavoce del gruppo fondamentalista al potere.

Alcuni video diffusi sui social mostrano i miliziani talebani percuotere persone che circolano in strada con la bandiera nazionale dell’Afghanistan, quella che hanno provveduto a eliminare da tutti i luoghi pubblici per sostituirla con la propria.

Nei giorni scorsi manifestazioni di protesta in diverse città afghane sono state interrotte dagli spari dei talebani che hanno fatto fuoco sulla folla. Diverse persone sarebbero rimaste ferite, almeno due i morti.

Uccisi familiari di un giornalista

L’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle ha riferito che i combattenti talebani, cercando casa per casa uno dei suoi giornalisti (al sicuro in Germania), hanno ucciso un suo parente e ne hanno ferito gravemente un altro.

Secondo quanto rivela la testata, “i talebani hanno fatto irruzione nelle case di almeno tre giornalisti DW“. “Si ritiene – ha poi aggiunto – che Nematullah Hemat della stazione televisiva privata Ghargasht TV sia stato rapito dai talebani. E Toofan Omar, il capo della stazione radio privata Paktia Ghag Radio, è stato, secondo funzionari governativi, preso di mira e ucciso da combattenti talebani. Due uomini, anch’essi presumibilmente talebani, hanno sparato e ucciso il traduttore Amdadullah Hamdard, un assiduo collaboratore del quotidiano tedesco Die Zeit , il 2 agosto nella città orientale dell’Afghanistan di Jalalabad, proprio lì per strada. E un mese fa, il fotografo indiano di fama mondiale e vincitore del Premio Pulitzer, Siddiqui, è morto a Kandahar, presumibilmente ucciso da militanti talebani”.

Giornalista CNN aggredita

La giornalista Clarissa Ward e la sua troupe della Cnn sono stati aggrediti da due combattenti talebani a Kabul. “Sono arrivati con le loro pistole ed erano pronti a frustare l’operatore video”, ha raccontato Ward, che nella notte ha lasciato l’Afghanistan.

Minoranze perseguitate

Diverse le testimonianze, poi, che riportano di combattenti che hanno torturato e ucciso membri della minoranza etnica degli Hazara, musulmani sciiti che sono stati in passato perseguitati dai talebani. Dei testimoni hanno raccontato ai ricercatori di Amnesty International che tra il 4 e il 6 luglio nel villaggio di Mundarakht nove uomini sono stati massacrati dopo che i talebani hanno preso il controllo della provincia di Ghazni: sei uomini sono stati uccisi e tre sono stati torturati a morte, incluso un uomo che è stato strangolato con la sua stessa sciarpa e a cui sono stati tagliati i muscoli del braccio. I testimoni avrebbero fornito prove evidenti dei loro racconti.

Capo della polizia giustiziato

Su Twitter circola un video che mostra l’uccisione del capo della polizia della provincia afghana di Badghis, Haji Mullah Achakzai.  Sarebbe stato giustiziato mercoledì. Il filmato è stato diffuso attraverso un network collegato ai talebani, ha detto a Newsweek il consigliere per la sicurezza afghano Nasser Waziri, che conosceva personalmente Achakzai. Si tratta di un video verificato anche da altri ufficiali di polizia e funzionari governativi.

Terrore sul popolo in fuga

Diverse sono le segnalazioni di dimostranti uccisi in diverse città negli ultimi giorni, e di percosse e intimidazioni a coloro che stanno cercando di fuggire dal Paese. Il caos regna soprattutto intorno all’aeroporto di Kabul, dove spesso i talebani sparano per disperdere la folla, mentre mamme passano ai soldati americani attraverso il filo spinato i loro bambini  per garantirgli un futuro diverso, fuori dall’Afghanistan.


I ministri degli esteri della Nato hanno parlato ieri delle segnalazioni delle “gravi violazioni e abusi dei diritti umani in tutto l’Afghanistan”, hanno espresso preoccupazione per i “gravi eventi” e hanno chiesto “la fine immediata delle violenze”.

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