Fonte foto: governo.it

Il ddl Zan si blocca al Senato. Al voto sulla richiesta presentata da Lega e Fratelli d’Italia di non esaminare i singoli articoli del disegno di legge contro l’omotransfobia, 154 senatori si sono espressi a favore, 131 contro e 2 si sono astenuti. Il ddl si ferma così al Senato.

Il “non passaggio all’esame degli articoli” è un istituto previsto dall’articolo 96 del regolamento del Senato e, in sostanza, blocca l’iter per l’approvazione di una legge. Il testo tornerà in commissione non prima di sei mesi.

Il ddl Zan era stato approvato alla Camera dei deputati e da pochi giorni era ricominciata la discussione al Senato. I partiti di centrodestra da tempo chiedono di modificare alcuni articoli del testo in votazione – l’1, il 4 e il 7 – ma nessun accordo è mai stato raggiunto con i partiti di centrosinistra che sono a favore del testo così come è arrivato al Senato.

“Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”, recita l’articolo 4. In sostanza, esclude dalla punibilità certe opinioni su orientamento sessuale e identità di genere, a patto che non determinino “il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Ed è su questo passaggio, definito “clausola salva idee”, che dal centrodestra è stato espresso disaccordo.

L’articolo 7 poi istituisce una Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia” da celebrare anche nelle scuole. L’articolo 1 invece fornisce diverse definizioni, tra cui anche quella sull’identità di genere che per i più conservatori è troppo ampia.

“Le senatrici e i senatori respingano la tagliola di Lega e Fratelli d’Italia, l’ennesima trappola sul cammino del ddl Zan che impedirebbe al Senato di continuare l’iter. Superiamo quest’ostacolo e diamo al Paese una buona legge contro i crimini d’odio, finalmente”, aveva esortato su twitter il primo firmatario del ddl, il deputato Alessandro Zan, prima dell’avvio della discussione odierna al Senato.

Ma, a quanto pare, per la “tagliola” i voti sono arrivati anche da qualche senatore del centrosinistra, i cui nomi non è possibile conoscere perché la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha concesso il voto segreto. Secondo le stime eseguite all’interno del centrosinistra, a favore avrebbero dovuto esprimersi 149 senatori, quindi sarebbero 16 quelli che in segreto si sono spostati con il centrodestra e 2 si sono astenuti.

“Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare”, ha commentato Zan all’esito del voto.

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