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Sono 105 i Paesi che alla Cop26 di Glasgow si sono impegnati a ridurre la deforestazione entro il 2030. “Esortiamo tutti i leader a unire le forze per una transizione sostenibile nell’uso del suolo. Ciò è essenziale per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi, compresa la riduzione della vulnerabilità agli impatti dei cambiamenti climatici, il mantenimento dell’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e il proseguimento degli sforzi per limitarlo a 1,5°C”, hanno riportato i Paesi firmatari nella dichiarazione congiunta con cui hanno comunicato il raggiungimento dell’intesa diretta a evitare la perdita di foreste e il degrado del suolo.

Tra le nazioni che hanno sottoscritto l’accordo ci sono quelle che insieme formano l’85% delle foreste del mondo, come Canada, Brasile, Russia, Cina, Colombia, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo. L’elenco completo è consultabile al seguente link: https://ukcop26.org/glasgow-leaders-declaration-on-forests-and-land-use/.

L’Italia è presente, un Paese che fino almeno fino a settembre scorso è stato tra i principali importatori di soia da Rodonia, lo stato del Brasile dove l’aumento delle coltivazioni di soia è la principale causa della deforestazione che sta mettendo a rischio la sopravvivenza del popolo indigeno Karipuna. Secondo i dati riportati dalla Greenpeace, nel 2020 l’Italia è stata il terzo principale importatore di soia dell’Ue (dopo Paesi Bassi e Spagna) ed era tra i cinque principali importatori a livello internazionale. Tra gennaio e settembre del 2021, risulta il quinto importatore dell’Ue e tra i primi 10 a livello internazionale.

L’accordo sulla deforestazione raggiunto a Glasgow prevede anche lo stanziamento di fondi per oltre 19 miliardi di dollari, di cui 12 miliardi di dollari da finanziamenti pubblici e 7,2 miliardi di dollari da finanziamenti privati. Sarà istituito un fondo di 1,1 miliardi di sterline per proteggere la seconda foresta pluviale tropicale più grande del mondo, nel bacino del Congo. Inoltre, più di 30 istituzioni finanziarie , tra cui Aviva, Schroders e Axa, si sono impegnate a eliminare gli investimenti in attività legate alla deforestazione.

Per Greenpeace si tratta di risorse insufficienti: “Sono una frazione minima di quello che è necessario per proteggere la natura globalmente”, ha detto in una nota la responsabile delle foreste, Anna Jones.

Quello sulla deforestazione è il primo accordo raggiunto alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Glasgow. Un impegno a ridurre la deforestazione era già stato assunto nel 2014 a New York, ma da allora non si è registrata alcuna diminuzione.

Oltre alla riduzione della deforestazione, altro impegno importante assunto oggi alla Cop26 è la riduzione del 30% delle emissioni di metano entro il 2030. L’iniziativa, guidata da Stati Uniti e Unione Europea sotto il nome di Global Methane Pledge, ha ottenuto l’adesione di oltre 100 Paesi. Gli scienziati ritengono che in questo modo si questo potrebbero eliminare 0,2°C di riscaldamento entro il 2050.

Il vertice di due settimane di Glasgow è considerato cruciale per la definizione di un programma collettivo di intervento sul cambiamento climatico. Per due settimane, in quella che è considerata la città più verde del Regno Unito, 30.000 delegati, tra cui capi di Stato, esperti climatici e attivisti, si incontreranno per concordare un piano d’azione coordinato contro il cambiamento climatico. Presso lo Scottish Exhibition Centre sono cominciati domenica i negoziati.

Tra gli obiettivi principali della conferenza vi è quello di trovare un accordo per l’azzeramento delle emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C. Al G20 di Roma dei giorni scorsi i leader dei Paesi più ricchi del mondo hanno detto che si impegneranno a ridurre il riscaldamento globale, ma per l’obiettivo dello zero netto non hanno precisato una data ufficiale.

Per avere delle emissioni zero entro il 2050, le Nazioni Unite chiedono di accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone, ridurre la deforestazione, accelerare la transizione verso i veicoli elettrici e di incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili. Per tale scopo e per salvaguardare le comunità e gli habitat naturali attraverso la protezione e il ripristino degli ecosistemi, i Paesi sviluppati devono mantenere la loro promessa di destinare al clima almeno 100 miliardi di dollari l’anno di finanziamenti, e in questa mobilitazione di fondi anche le istituzioni finanziarie internazionali devono fare la loro parte.

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