Fonte foto: UN Climate Change

Dopo due settimane di negoziati per decidere quali sforzi mettere in atto per scongiurare il cambiamento climatico, la Cop26 si è conclusa a Glasgow con degli accordi che non soddisfano pienamente.

Il Glasgow Climate Pact è sicuramente il primo accordo che interviene sulla riduzione del carbone, il combustile fossile che produce la maggiore quantità di gas serra. Ma l’intesa finale raggiunta è al ribasso. Nella prima bozza d’accordo ufficiale si parlava infatti di “eliminazione” del carbone, da realizzare gradualmente. Nell’accordo definitivo si parla invece di “riduzione progressiva”. E’ stato necessario raggiungere un compromesso dopo che l’India si è opposta fermamente allo stop.

Il presidente della Cop26, Alok Sharma, non ha nascosto il suo dispiacere per come si è conclusa la conferenza. Sharma parla di “vittoria fragile”. “Il polso di 1,5 è debole – ha affermato – Abbiamo raggiunto un accordo storico ma non basta averlo firmato, sarà importante che i Paesi rispettino gli impegni”.

L’accordo di Parigi sembra un miraggio

L’accordo preso in Scozia da quasi 200 Paesi prevede anche l’impegno di rivedere il prossimo anno i piani di riduzione delle emissioni per cercare di ridurre l’aumento della temperatura globale a di 1,5°C fissata nell’accordo di Parigi del 2015. Per raggiungere tale soglia le emissioni globali devono essere ridotte del 45% entro il 2030 e devono raggiungere lo zero netto entro il 2050. Dal 2015, però, il riscaldamento globale non accenna a diminuire e gli impegni presi nell’accordo di Glasgow sembra che non permetteranno di raggiungere l’obiettivo.

Tra le voci critiche c’è quella del ministro dell’Ambiente della Svizzera: “Vorremmo esprimere la nostra profonda delusione per il fatto che il linguaggio su cui abbiamo concordato, sui sussidi al carbone e ai combustibili fossili, sia stato ulteriormente annacquato – ha affermato Simonetta Sommaruga nella dichiarazione pubblicata dalla Bbc – Questo non ci avvicinerà a 1,5°C, ma renderà più difficile raggiungerlo”.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che il pianeta è “appeso a un filo”: “E’ ora di entrare in modalità di emergenza, o la nostra possibilità di raggiungere lo zero netto sarà di per sé pari a zero”.

Nel corso del vertice, comunque, degli impegni importanti sono stati assunti, sulla deforestazione e sul metano: entro il 2030 105 Paesi si sforzeranno per ridurre l’abbattimento delle foreste e sono 100 gli Stati che hanno promesso di ridurre del 30% la produzione di metano entro il 2030. Poi, 22 Paesi hanno promesso che tra il 2035 e il 2040 tutti i nuovi autoveicoli venduti saranno elettrici.

Più fondi ai Paesi in via di sviluppo

Il patto di Glasgow promette un aumento dei fondi da destinare ai Paesi in via di sviluppo più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Ma le economie emergenti ancora attendono di essere ristorate con i 100 miliardi di dollari promessi nel 2009, che sarebbero dovuti arrivare lo scorso anno.

Dalla conferenza scozzese è uscito un altro impegno: il presidente della Cop26, Sharma, ha affermato – lo riporta la Bbc – che entro il 2025 saranno mobilitati circa 500 miliardi di dollari. Nel corso dei negoziati i Paesi sviluppati non hanno accettato la proposta degli Stati più poveri di essere compensati per gli effetti del cambiamento climatico in termini di perdite e di danni.

Gli insoddisfatti

Tra i Paesi che hanno lasciato la Cop26 insoddisfatti ci sono diversi stati insulari che a causa del cambiamento climatico stanno perdendo le loro bellezze naturali. Il ministro dell’ambiente delle Maldive, Shauna Aminath, ha commentato: “Come Maldive, siamo profondamente delusi dal risultato qui. C’è molto lavoro da fare per noi perché davvero la differenza tra 1,5C e 2C per noi è una condanna a morte. Le nostre isole si stanno erodendo, abbiamo esaurito l’acqua dolce, le nostre barriere coralline stanno morendo. Quindi per noi, per adattarci davvero il più rapidamente possibile per proteggere le nostre isole e le nostre case, è fondamentale avere il sostegno della comunità internazionale”.

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