Se c’è una cosa che mi colpisce delle persone è l’amore disinteressato, cioè il fatto che si provino dei sentimenti che non sono legati a un desiderio personale schiacciante. Questa cosa mi illumina quando la vedo nelle persone“. E l’entusiasmo è palpabile anche mentre lo dice. Come è evidente la sua semplicità. Da poco è uscito nelle sale cinematografiche l’ultimo film che porta la sua firma. Ma Alessandro Rak, regista e fumettista, non ama fare bilanci. “Penso più al da farsi”, dice. Preferisce guardare al futuro, piuttosto che al passato. Dei lavori in cantiere non vuole anticipare nulla. Ma si racconta e parla della sua ultima creatura. Lo fa negli studi di Mad Entertainement, a Napoli, dove sono nati fino ad oggi i suoi capolavori.

I film “L’arte della felicità” e “Gatta Cenerentola” sono stati premiati ai David di Donatello e alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’ultimo gioiellino è “Yaya e Lennie – The Walking Liberty”. Tutti i suoi lungometraggi sono ambientati a Napoli. “Da quando abbiamo incominciato questa avventura con la Mad Entertainment – dice Rak – abbiamo sempre cercato di rimanere legati al territorio, nel senso di dedicargli anche quello che facevamo e di coinvolgere il più possibile il nostro intorno.”

“Yaya e Lennie – The Walking Liberty” però, nonostante sia una sorta di omaggio alla città, è un opera di largo respiro: si parla, difatti, di un racconto carico di segni, un lungometraggio che tratta di temi come la libertà, l’amicizia e l’ambiente. Tematiche importanti, frutto di un’attenta analisi della società contemporanea, una società che, come nel romanzo “Uomini e Topi” da cui l’opera trae qualche ispirazione, è caratterizzata da grande incertezza e spaesamento politico e sociale. Lo stesso Alessandro afferma che i temi scelti nel film sono temi che riguardano lui, “il suo intorno”, il suo vissuto, ma anche tutti i ragazzi della squadra Mad Entertainment.

Nei due personaggi protagonisti c’è anche un po’ di Alessandro Rak: “Questo spirito anarchico e green riguardano me, ma penso che riguardino anche i ragazzi della squadra“. “Fondamentalmente – rivela – la coppia Yaya e Lennie è una coppia che abbiamo scelto perché rappresenta sia la fratellanza, sia la diatriba. Ed era quindi il modo migliore per rappresentare quello che  il nostro rapporto all’interno del gruppo. Cioè un rapporto vivo, vivace, basato sulla fratellanza, con un obiettivo comune, però pieno di bisticci su dove portare la storia, la narrazione e gli accadimenti“. “Yaya e Lennie”, dunque è la storia di un’amicizia reale, calata in una Napoli post apocalittica immaginaria.

Il titolo del film, spiega Rak, “prende le mosse dalla moneta da mezzo dollaro americano coniata tra il 1918 ed il 1948, moneta finita fuori corso e rimasta nella storia per l’incisione della figura di una donna che passeggiava e che rappresentava la libertà. La Walking Liberty. All’epoca era molto famosa, anche tra i prestigiatori, che la utilizzavano molto per via del peso specifico e per le dimensioni. A noi la moneta è piaciuta molto, anche per il fatto che porta con sé un’idea di libertà. Così ed è diventata la moneta dei due personaggi protagonisti, una sorta di eredità che loro hanno. Una moneta che può decidere la loro sorte“.

Per contro, risulta casuale la relazione che intercorre tra ”Yaya e Lennie – The Walking Liberty” e la pandemia di Covid-19: nel film vediamo come un misterioso sconvolgimento abbia cambiato il mondo. La natura nel frattempo si è ripresa prepotentemente il pianeta ed una giungla riveste tutta la terra. Alessandro Rak, però, lo spiega chiaramente: “Un film di animazione ha una durata di due o tre anni di lavorazione e quindi ‘Yaya e Lennie – The Walking Liberty’ è stato scritto molto prima che accadessero tutte le cose che sono accadute di recente, quindi questa pandemia e tutte le situazioni sociali che ne sono venute fuori. Tutte queste coincidenze chiaramente non le potevamo preventivare. Però, poi, si sono allineate con quello che avevamo formulato come idea di mondo di Yaya e Lennie e come situazioni: ad esempio, i personaggi che girano con strumenti di disinfestazione e con mascherine”.

Per realizzare il film, tuttavia, il team d’animazione ha dovuto far fronte ad una problematica piuttosto importante: le esigenze del mercato e del target. Come spiega Alessandro, insieme a tutto il gruppo di Mad Entertainment ha sempre cercato di “mediare, far conciliare sia le esigenze di chi produce sia le esigenze di chi crea”. Ma il tentativo di superare i contrasti doveva andare di pari passo anche con il prodotto finale, perché “quando il meccanismo economico si lega alle esigenze dello spettatore, il rischio è che si vada troppo incontro a quello che la gente già sa di desiderare e la gente alla fine finisce per guardare sempre lo stesso tipo di prodotto”. Così il risultato è stato un prodotto del tutto nuovo, fresco, che “nutre sia le menti delle persone, sia il mercato”.

“Yaya e Lennie – The Walking Liberty”, come “L’arte della felicità” e “Gatto Cenerentola”, è un lungometraggio che non fa altro che esaltare le qualità umane. Ed è la dimostrazione di quante risorse ha a disposizione un uomo (o in questo caso un gruppo di uomini). E nonostante Alessandro dica “quando si parla del mio successo, io non riesco a vederlo”, è chiaro che la chiave del suo successo sta “nel piacere che lui ha nel collaborare con le altre persone e nella grande voglia che ha di metterci del suo, e quindi di fare sforzi lavorativi quando è il momento momento.”  “Due aspetti produttivamente molto positivi – ritiene -, che fanno gola e creano interesse anche a chi, eventualmente, ci produce“.

Quando gli viene chiesto “Alessandro Rak, cosa fa quando non lavora?”, lui risponde in maniera molto umile dicendo “in linea di massima penso, leggo, per lo più testi saggistica, vado al cinema come fruitore passivo, trascorro il tempo con gli amici, con la compagna con i genitori e i familiari e poi c’è …‘o pallone”. Insomma, si ha la sensazione di essere davanti ad una persona comune. Ed è forse questa sua caratteristica che lo contraddistingue.

Secondo Rak, se un individuo vuole realizzarsi e realizzare grandi opere non esistono consigli utili, “è sufficiente avere coraggio, oppure un desiderio abbastanza forte che traghetta dove si vuole arrivare”. Una visione priva di schemi dunque, come priva di schemi è la sua definizione dell’arte.

La forza dell’arte” racconta “sta nell’impossibilità di definirla: l’impossibilità di conservarne la sua qualità nel momento in cui provi a metterci intorno una cornice. Nel momenti in cui provi ad inscatolarla non trovi più niente”. Diventa così necessario evitare le definizioni per poter “costruire un ponte verso l’ignoto”. E la rottura delle definizione si riflette anche nelle sue opere, in special modo nell’ultima, che è un vero e proprio inno alla libertà.

Da quel che sappiamo, al momento, ci sono alcune collaborazioni che Alessandro sta portando avanti, tuttavia il regista non ha voluto anticipare nulla nello specifico. Tutto ciò che sappiamo è che con la produzione ed i suoi colleghi è a caccia di idee. “Facciamo insieme lunghe passeggiate o lunghe cene – racconta – in cui si chiacchiera dei progetti a venire, ma chiaramente esistono tante possibilità. Tenendo conto che film di animazione, nello specifico, richiede fondi, una collaborazione e lo stretto contatto con chi lavora al progetto, prima di scegliere una delle varie idee, ci dobbiamo soffermare e pensare per bene, perché il film d’animazione potrebbe diventare anche una prigione. Ciò che conta è trovare un progetto che possa anche ospitare il cambiamento di quelle persone, lungo quegli anni di lavorazione. Difficile intuire quale sia il progetto giusto, ma penso che fino ad ora in questo senso, abbiamo avuto grandi soddisfazioni.”

Dunque per assistere ad un nuovo capolavoro del regista toccherà aspettare ancora un po’ di tempo. Quel che è certo è che in quel di piazza del Gesù, presso lo studio Mad, vi è un brulicare incessante pensieri ed idee pronte per essere trasformate ed animate.

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