Fonte foto: screenshot video

Da giorni in Sri Lanka si protesta. La crisi economica sta mettendo in ginocchio la popolazione. Si ritiene che sia la peggiore dall’indipendenza dal Regno Unito nel 1948. Nel Paese si vive con carenza di cibo, medicine e carburante, e con interruzioni di corrente che durano anche oltre la mezza giornata.

Le dimissioni del governo, invocate dai manifestanti, sono arrivate ieri in massa. I ministri – in 26 – hanno deciso di lasciare l’incarico, tra di loro c’è anche il figlio del primo ministro, Namal Rajapaksa, che ha fatto il suo passo indietro – ha twittato – nella speranza che ciò avrebbe aiutato la “decisione del presidente e del premier di stabilire stabilità per il popolo e il governo”

Ma il primo ministro Mahinda Rajapaksa e suo fratello, il presidente Gotabaya Rajapaksa, eletti nel 2019 promettendo stabilità, sono però rimasti al potere.

Le dimissioni del governo sono arrivate dopo un’altra giornata di tensioni: migliaia di manifestanti sono scesi in strada in diverse città, sostengono che il presidente e la sua famiglia siano responsabili della situazione nel Paese e non accettano il fatto che vogliano rimanere al al potere.

Per protestare hanno sfidato anche il coprifuoco e una notifica speciale che vietava a chiunque di trovarsi in qualsiasi luogo pubblico, a meno che non avessero il permesso scritto delle autorità. Il coprifuoco, insieme al divieto dei siti di social media tra cui Facebook, WhatsApp e Twitter, aveva lo scopo di fermare una giornata pianificata di proteste, dopo una manifestazione violenta avvenuta giovedì davanti alla casa del presidente, a Colombo.

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