Fonte foto: Twitter

Da oltre un mese lo Sri Lanka è piombato nel caos. La crisi economica ha generato il malessere del popolo che si sta rivoltando da settimane contro il governo. Una escalation di attacchi incendiari si è registrata negli ultimi due giorni. Delle proprietà sono state date al fuoco a Negombo, città vicina alla capitale Colombo.

In fiamme anche il resort del figlio dell’ormai ex primo ministro, Mahinda Rajapaksa. Il premier lunedì ha presentato le sue dimissioni al capo dello Stato, il fratello Gotabaya. I manifestanti invocano le dimissioni anche del presidente, ritenuto responsabile con la sua famiglia delle condizioni in cui versa attualmente il Paese.

Negli scontri sono morte almeno 8 persone e 200 sono rimaste ferite. Lunedì sono state bruciate più di 50 case di politici e un museo dedicato alla famiglia Rajapaksa è stato raso al suolo nel sud del Paese.  Ieri i manifestanti si sono raccolti ancora una volta a Galle Face Green, il principale luogo di protesta a Colombo. Nel Paese è tutto chiuso per il coprifuoco nazionale in vigore da lunedì. Alle forze di sicurezza è stato ordinato di sparare a vista ai trasgressori e saccheggiatori.

Dopo le dimissioni della squadra di governo all’inizio di aprile, e quelle del primo ministro nei giorni scorsi, il presidente Rajapaska prova a mantenere salda la sua posizione, nonostante i rivoltosi chiedano che se ne vada. Sono in corso colloqui con diversi partiti politici per provare a formare una nuova amministrazione, prima di arrivare all’ultima decisione possibile: le dimissioni.

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