Un nuovo campetto di calcio che sa di speranza, di sguardo verso il futuro. Non solo un posto dove divertirsi e sperare di diventare campioni, ma un simbolo di un riscatto sociale e urbanistico il cui processo – complici ritardi sulla tabella di marcia – resta da completare. Le Vele di Scampia, periferia settentrionale di Napoli, un tempo erano sinonimo di camorra e criminalità, un vero supermarket della droga a cielo aperto gestito da clan voraci e spietati. Da alcuni anni, invece, sono diventate terreno fertile per attività di associazioni, enti e gruppi di cittadini attivi. E l’entusiasmo per la riqualificazione del vecchio campo,  malandato e impraticabile, è realmente contagioso.

Grazie al buon cuore dei fratelli Antonio e Gaetano Letizia, giocatori professionisti rispettivamente della Puteolana e del Benevento, che hanno messo a disposizione le proprie risorse economiche e individuato le ditte per i materiali, alla raccolta fondi istituita da Alfonso Avino di “1926 nel Mondo”, informatico della provincia di Napoli e residente a Barcellona, capace con il tam tam sui social di raccogliere 2200 euro, e alla costante lotta del Comitato Vele, il sogno di un campo degno di essere chiamato tale si è trasformato in realtà.

La festa per l’inaugurazione

La festa per la fine dei lavori di riqualificazione del campo si è svolta nella serata di lunedì 12 settembre. A prendervi parte, oltre ai fratelli Letizia nati e cresciuti alle Vele di Scampia, centinaia di bambini pronti a divertirsi, artisti, sportivi del territorio. Il campetto si trova nei pressi della Vela Gialla, uno dei tre edifici destinati ad essere abbattuti nell’ambito del progetto finanziato dalla Presidenza del consiglio dei ministri denominato “Restart Scampia”. Il piano prevede la realizzazione di aree ricreative e ricettive da realizzare di pari passo con la costruzione di nuovi alloggi sostituitivi delle Vele destinate ad andare giù.

L’orgoglio del Comitato Vele per il nuovo campetto, per la cui realizzazione hanno dato una sensibile mano, è palpabile. Omero Benfenati, uno dei portavoce del movimento di lotta per la rinascita di Scampia, afferma: “Tutti noi, qui, abbiamo giocato tra i ballatoi dei palazzi e l’amianto. Da piccoli, quando andavamo a 100 metri di distanza per fare una partita ci cacciavano perché eravamo quelli delle Vele. Questo campo è per le centinaia di bambini delle Vele, ma non solo. Tutti possono venirci. Senza la tenacia del Comitato e l’opera dei fratelli Letizia e di Avino tutto questo non sarebbe stato possibile”.

Don Aniello Manganiello, parroco del Rione Don Guanella, che sorge sempre nel territorio di Scampia e nei pressi di Miano (altra realtà complicata), nonché presidente di una squadra di calcio locale, fa un parallelismo con un’alta periferia difficile di Palermo. “Don Peppino Puglisi (ucciso dalla Mafia nel 1993, ndr), appena arrivato al quartiere Brancaccio di Palermo fece subito in modo di realizzare un campo di calcetto per portare via i ragazzi dalla strada. Quando io sono arrivato al Rione Don Guanella, ho costituito un’associazione sportiva. È questa la strada da percorrere”. Manganiello aggiunge: “Quando i cittadini acquisiranno la piena convinzione che la legalità conviene perché è una risorsa, una ricchezza a 360 gradi, allora queste cose diverranno la normalità”.

I sostenitori del progetto

Da Frattamaggiore, cittadina alle porte di Napoli, alla capitale catalana, con il cuore però sempre rivolto al territorio, Alfonso Avino, che regala gadget del Napoli Calcio in giro per il mondo dal suo “quartier generale’’ di Barcellona spiega del perché ha avviato una raccolta fondi: “Sono venuto alle Vele anni fa per portare dei palloni da calcio e il campo era in condizioni pietose. Ho chiesto allora cosa potesse servire per rifarlo, ovviamente si trattava di trovare dei soldi. E quindi ho fatto partire questa raccolta fondi tramite il mio profilo Instagram”, spiega l’informatico.

Contento anche Gaetano Letizia, capitano del Benevento, alle Vele di Scampia all’inaugurazione insieme al compagno di squadra Glick, al fratello Antonio e a Diego Armando Maradona Junior, figlio del Pibe de Oro e oggi allenatore del Napoli United.  “Ci siamo impegnati con il cuore – le sue parole – vedere questi bambini felici è la vittoria più bella sul campo di calcio. Con i miei compagni di squadra abbiamo fatto un pranzo sulle Vele prima dell’estate e loro mi hanno detto che Scampia non è come la descrivono in tv”.

Rigenerazione urbana da riprendere

Le Vele furono costruita una sessantina di anni fa. Originariamente dovevano essere un fiore all’occhiello, prima di trasformarsi in hub per droga, deposito d’armi e incuria, soprattutto dopo il terremoto del 1980 quando molti cittadini del centro furono trasferiti in periferia restando però senza servizi. Il progetto di rigenerazione urbana del lotto su cui insistono le Vele – il lotto M – prevede la demolizione della Vela verde, già avvenuta nel febbraio 2020, seguita da quella gialla e quella rossa, per un totale di 4,3 milioni di euro.

L’altra Vela, quella celeste, una volta riqualificata sarà utilizzata dapprima per ospitare i nuclei familiari destinatari di nuovi alloggi perché fuori dal censimento del Comune di Napoli (chiuso al 31/12/2015), per poi trasformarsi in edificio pubblico dove presumibilmente sorgeranno gli uffici della Città Metropolitana di Napoli. La cifra stanziata per questa branca progettuale è di 15 milioni di euro. Per la sistemazione delle aree esterne è previsto 1 milione di euro, mentre altri 350.000 euro sono per la pianificazione urbanistica e territoriale più altri fondi di contorno. A lavorare al progetto è stato l’architetto Antonio Memoli, insieme al Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli, con il contributo degli stessi abitanti delle Vele.

Nel febbraio di 2 anni fa fu distrutta con una palla meccanica la Vela Verde. Poi, l’emergenza pandemica e ritardi sull’attuazione della restante parte del piano, hanno bloccato la rigenerazione. Le altre due Vele, la rossa e la gialla, sono ancora adesso in piedi. Ancora da chiarire i tempi per la costruzione dei nuovi alloggi per altri 350 nuclei familiari da risistemare al pari di altre decine di famiglie per tanti anni nelle Vele e poi assegnatari a poca distanza di nuovi alloggi molto più dignitosi e confortevoli. “Noi continueremo la battaglia dal basso, le istituzioni non possono latitare perché Scampia e gli abitanti delle Vele non possono più attendere”, si mostra preoccupato Omero Benfenati, del Comitato Vele, che insieme ai suoi compagni di viaggio sta intensificando i colloqui con l’amministrazione comunale di Napoli retta da Gaetano Manfredi per permettere la ripartenza di Restart Scampia. Il territorio attende, i cittadini sono impazienti. Un mix, potenzialmente esplosivo dopo tanta pazienza evidentemente non infinita.

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