Un abbraccio caloroso offerto ai passanti, che seppur di breve durata lascia una traccia indelebile in chi ne è protagonista. E il gesto ha ancora più valore se lo si fa dinanzi a ciò che resta del muro di Berlino, posto simbolo della divisione dell’Europa nei decenni bui della Guerra Fredda quando si contrapponevano il blocco Occidentale guidato dagli Stati Uniti e quello del Patto di Varsavia sotto l’egida dell’allora Unione Sovietica. È Giuseppe Salpietro, 37enne di Bari che da 5 anni vive a Berlino, a regalare il contatto umano per antonomasia insieme al bacio peraltro rappresentato su una parete del muro ancora in piedi per fare memoria dal disegno dissacrante realizzato nel 1990 dall’artista Dmitri Vrube, con protagonisti l’ex segretario Urss Leonid Il’ič Brežnev e l’allora presidente della Ddr Erich Honecker.

La storia

Addetto Lost and Found all’aeroporto di Berlino-Brandeburgo “Willy Brandt”, Giuseppe espone all’East Side Gallery di Mühlenstrasse un semplice cartello con su scritto “Free italian hugs’’ (“abbracci italiani liberi’’). Tell ha incontrato Salpietro proprio all’East Side Gallery nel pomeriggio del 2 ottobre, alla vigilia della festa nazionale del 3 ottobre durante la quale di ogni anno i tedeschi celebrano la riunificazione avvenuta 32 anni fa. Berlino è oggi la capitale multietnica della Germania dopo la riunificazione del 1990 susseguente alla caduta del muro nella storica data del 9 novembre 1989, con la città divenuta oggi una delle mete turistiche più ambite al mondo. A fare compagnia a Giuseppe dinanzi al muro c’è Maria, altra amica italiana a Berlino. “L’idea di offrire abbracci gratis a tutti – ci dice Giuseppe nella nostra conversazione – è nata a Londra dove da ragazzino ho vissuto 6 mesi facendo volontariato in un ostello. Lì ho conosciuto una ragazza londinese che mi ha poi fatto partorire l’idea” . Giuseppe, come si vede anche dalla pagina Instagram “freeitalianhugs’’, ha abbracciato famiglie, residenti, viaggiatori, insomma chiunque lo volesse, in diverse parti del mondo: da Dublino a Londra passando per il Brasile, l’Argentina, il Perù, il Cile, la Colombia e poi Cracovia, Mosca, San Pietroburgo sino a Berlino. “L’East Side Gallery è il punto migliore in cui dare un abbraccio gratis andando oltre ciò che ha rappresentato questo muro” spiega Salpietro, aggiungendo con un pizzico di rammarico che “il 50% viene in questo posto semplicemente per scattare una foto e metterla su Instagram, a partire dagli influencer. Molti non sanno cosa abbia rappresentato veramente il muro di Berlino, un incubo fatto di pietra che divideva famiglie e affetti. La memoria andrebbe preservata in ognuno di noi”.

Piccolo cenno storico

La decisione di costruire il muro venne presa nel 1961 dalla Ddr, la Repubblica democratica tedesca che governava la parte Est della città rappresentando la sfera di influenza sovietica, per fermare il grande esodo verso Ovest, quella Repubblica Federale di Germania più ricca e libera secondo la convinzione di molti. Dopo la comparsa improvvisa del muro, il 15 agosto del ’61, con la costruzione avvenuta in poche ore, molti nuclei familiari i cui componenti si trovavano per qualsivoglia ragione dall’una o dall’altra parte si ritrovarono d’improvviso separati per anni e anni senza possibilità di incontrarsi. Qualcuno addirittura per gli interi 28 anni, dalla costruzione del muro alla sua caduta dell’89 sulla spinta popolare che stava capendo come un’era, quella della divisione dei blocchi tra Est e Ovest, stava finendo a causa dell’implosione dell’Urss certificata poi ufficialmente il 24 dicembre 1991.

Le tensioni di oggi

Oggi però il clima da Guerra Fredda sembra essere tornato. Con annessa minaccia nucleare, come fu nei decenni dell’Equilibrio del terrore, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e lo scontro tra il Cremlino, le Cancellerie europee e gli Stati Uniti che si va ancor di più inasprendo. Inevitabile scivolare su questo versante anche con Giuseppe Salpietro. “Io sono stato anche in Russia, a Mosca e San Pietroburgo. Conoscendo quella realtà posso assicurare che molti russi siano contrari alla guerra. A volerla è principalmente un solo uomo: Vladimir Putin (nato a Leningrado, l’odierna San Pietroburgo ndr.). I russi non sono così: posso assicurarti che, superata la diffidenza che possono avere all’inizio verso chi è straniero, quando diventano amici te li trovi nella buona e nella cattiva sorte. Mi dispiace in questo momento non poterci tornare e le divisioni non devono mai più ripresentarsi”.

Dammi un abbraccio e ti dirò chi sei

A metà del nostro confronto con Giuseppe arrivano tre turiste italiane. Si chiamano Sara, Alessia e Paola, vengono da Rimini, e come tanti prima di loro fotografano e salutano il 37enne. Appena vedono il cartello esposto “Free italian hugs’’si avvicinano e abbracciano Salpietro e la sua amica Maria: un momento tanto semplice quanto tenero in chi lo guarda. “Attraverso l’abbraccio riesco a capire di che tipo siano le persone che incontro, che è il vero scopo dell’iniziativa – dice loro –  Ad esempio Sara, è quella che abbraccia meglio, con più intensità. Però tutte e tre siete calorose. Dopo due anni di pandemia è bello potersi abbracciare liberamente, a Berlino questo è stato il primo anno dove davvero si può fare tutto dopo le restrizioni, e quindi gli abbracci non rappresentano più un problema”. E, visto il momento, ce n’è estremo bisogno.

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