Tiene banco da giorni la storia della bidella napoletana, Giuseppina, che per ovviare al caro fitti del capoluogo lombardo ogni giorno viaggia tra Napoli e Milano per andare a lavoro. La donna è stata bersaglio di critiche sui social, molti non credono alla sua storia. Ma sono in tanti che pur di lavorare preferiscono le lunghe trasferte giornaliere agli affitti spropositati. Come Giuseppina, migliaia di persone, soprattutto del Sud Italia, scelgono di spendere centinaia di euro al mese in abbonamenti per usufruire del servizio di trasporto pubblico locale per non vedersi prosciugare tutto lo stipendio in affitti e spese collaterali, proibitive a Roma, come a Milano e altre città del centro-nord, dove la vita costa spesso il doppio delle città meridionali.

È una vita sacrificata spesa tra lavoro e viaggi, che da un mese fa anche Diego Izzo, 42enne napoletano laureato in Scienze della Comunicazione, attualmente impiegato in un ufficio di una società pubblica a Roma.

Diego Izzo

Per lui, all’andata un tragitto lungo 2 ore e mezza per raggiungere il posto di lavoro a Roma, partendo da Napoli. Un altro tragitto di 2 ore e mezza al ritorno per rientrare nel capoluogo campano. E questo per 5 giorni alla settimana: dal lunedì al venerdì, con il weekend come momento di recupero delle energie psicofisiche in attesa di ricominciare la solita traversata la settimana successiva. Una scelta, quella delle trasferte giornaliere, per aggirare il caro affitti e il carovita che erode guadagni e stipendi.

“Basta collegarsi su internet ad agenzie come Immobiliare.it per capire quanto siano alti i fitti a Roma – spiega a Tell Izzo – Ho trovato dei prezzi altissimi: 450 euro per una stanza con bagno in comune, dai 750 agli 800 euro per un monolocale. A questo devi aggiungerci il pagamento delle utenze, la spesa. Così diventa difficile anche comprare una maglietta in saldi”. Dunque, meglio fare Napoli-Roma andata e ritorno dal lunedì al venerdì, in attesa magari dello smart working. “Ma sono appena arrivato in questo nuovo ufficio, ci sono da un mese; dovrò attendere per il lavoro agile” dice Diego.

Vita da pendolare

La vita da pendolare di Diego comincia alle 5.20 del mattino, quando si alza per prepararsi e recarsi alla metropolitana linea 1 di Napoli prendendo la corsa delle 6.30 verso la fermata capolinea di Garibaldi. Izzo racconta: “Io risiedo a Quarto, comune flegreo alle porte di Napoli. Nei giorni della settimana mi appoggio a casa di una zia nel quartiere Vomero (zona collinare di Napoli, ndr) per evitare un ulteriore spostamento e la spesa di parcheggio dell’auto”. Ma è una piccola panacea, perché le voci del viaggio sono diverse. Vediamole più o meno nel dettaglio.  Diego per usufruire della metropolitana di Napoli, prima tappa del viaggio verso Roma, spende ogni mese 35 euro per l’abbonamento all’Azienda Napoletana Mobilità. Sceso alla fermata Garibaldi raggiunge la Stazione Centrale per prendere il Frecciarossa verso Roma attorno alle 7 del mattino. Per compiere questo viaggio verso la capitale 5 giorni alla settimana la spesa mensile è di 391 euro (come si evince dalla foto dell’abbonamento a Trenitalia).

In un’ora circa Izzo arriva a Termini. Ma non è finita. Racconta ancora Diego: “Sceso dal Frecciarossa, prendo la linea A della metropolitana uscendo alla stazione Flaminio dove salgo su un ulteriore treno che congiunge Roma a Viterbo. La fermata mia è quella Due Ponti, ultimo passo per arrivare a lavoro alle 9 circa e rimanerci sino alle 17”. Ovviamente, per spostarsi con i mezzi pubblici a Roma c’è bisogno di un’altra spesa, anche in questo caso di 35 euro ogni mese. Dunque, facendo i calcoli: 35 euro di abbonamento per la metropolitana di Napoli, più 391 euro per quello a Trenitalia, più 35 per il trasporto a Roma, fanno 461 euro solo di spese di viaggio (più altre di fondo che possono sempre esserci). Importo che Diego si sente costretto a spendere per i fitti alle stelle della Capitale. Lo stipendio mensile da dipendente pubblico che percepisce è di 1770 euro circa. Non sarebbe nemmeno così male, se la vita non fosse diventata così cara.

“Il costo per viaggiare è decisamente meno alto degli affitti che propongono a Roma. Sì, lo so, potrei vedere fuori città ma poi lì si aggiungerebbe un altro problema di trasporto visto che, come quelli napoletani, i trasporti romani sono in una situazione drammatica. È capitato anche che dei colleghi mi abbiano ospitato per una notte a Roma ma non è certo una prassi. La ricerca continua ma per ora non ho trovato nulla”.

Il ritorno a Napoli e i risvolti per la salute

Uscito dall’ufficio alle 17, Diego ricomincia la sua vita in treno per rientrare e godersi pochi attimi di relax. “Torno a Napoli alle 19.30 circa – afferma – tutto ciò ovviamente salvo ritardi e perdite di coincidenze, che possono riguardare pure l’andata. Pochi giorni fa il treno finale che prendo per andare in ufficio a Roma e tornare da lì ha saltato ben 3 corse e sono arrivato a Napoli alle 20.30”.

Una volta a casa della zia, la sera, per Diego la giornata è praticamente finita. “Il tempo di guardare un telegiornale, al massimo l’inizio di un film e poi crollo. Il giorno dopo c’è di nuovo la sveglia alle 5.20, ma spesso mi alzo durante la notte con l’ansia di aver fatto tardi. Soltanto il sabato e la domenica ritorno nella mia casa di Quarto per vedere i miei genitori e cerco di uscire per avere un po’ di vita sociale, ma è molto difficile. Come me ci sono tanti lavoratori che partono da Napoli e dal Sud per fare tragitti simili ai miei. Siamo davvero in tanti, non è questa la società a cui dovremmo tendere”.

Intanto, a 42 anni, il peso del viaggio di 5 ore totali per 5 giorni alla settimana si sentono sempre più. “Oltre alla paura di fare tardi che non ti fa dormire – racconta Izzo -, soffro di schiena perché sto seduto per la maggior parte del tempo sulle metro, sul Frecciarossa e in ufficio. Specialmente al ritorno da Roma a Napoli. dormo tutto il tempo».

I sacrifici nonostante tutto

Diego però cerca di non farsi abbattere. “È necessario che io faccia questi sacrifici. Sono vincitore di concorso, da laureato, tutto sommato ho cominciato a lavorare tardi e la pensione difficilmente la vedrò quindi non posso rinunciare a questo lavoro per un ente pubblico”. La consapevolezza arriva anche dall’esperienza pregressa. “Nel 2017 sono stato selezionato per lavorare al Comune di Roma, vincendo anche lì un concorso però per diplomati. Già allora ho fatto la spola ogni giorno con Napoli per un periodo, prima di lavorare per alcuni anni in un ente pubblico napoletano grazie alla mobilità. Ma la posizione che occupo attualmente mi consente di avere uno stipendio più alto e proprio perché la pensione sarà un’utopia vado avanti. È davvero dura ma alternative non ce ne sono, purtroppo”.

I “Choosy’’

Diego, da pendolare, commenta poi la vicenda di Giuseppina: “Il suo racconto mi è parso subito inverosimile, anche rispetto ai costi del viaggio. Se ogni giorno riesce a fare Napoli-Milano, io la invidio. Detto questo, la tempesta social abbattutasi su di lei la trovo sbagliata”. Izzo poi riflette: “Ho notato ultimamente il proliferare di articoli che parlavano di rider che fanno 50 km per lavorare, la storia di questa ragazza, e non solo. Credo ci sia la volontà di far capire all’opinione pubblica che i giovani non sono “choosy’’, coniando un termine utilizzato dall’ex ministro Elsa Fornero”. Per il 42enne dipendente pubblico a Roma, però, “non è vero che i ragazzi sono sfaticati. Hanno voglia di fare, alla stessa stregua dei 40enni come me che lavorano in un ente pubblico, di docenti o altre figure professionali. Ma la questione della mancanza di possibilità nel trovare un alloggio a prezzi giusti e far quadrare i conti anche con un posto statale esiste. È il sistema in generale che non funziona”.

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