Negli ultimi giorni gli attacchi dell’esercito russo in Ucraina si sono ancor più intensificati. Pesante il bilancio nella giornata di venerdì 29 dicembre: 30 morti accertati e oltre 150 feriti a seguito dei bombardamenti su vasta scala che hanno colpito città come Kiev, Kharkiv, Leopoli, Zaporizhzhia, Dnipro, Odessa. Sempre nella serata di venerdì è stata convocata una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere degli ultimi sviluppi bellici in Ucraina. Nella notte passata, a Belgorod, città al confine con la Russia, un uomo è rimasto ucciso in un attacco ucraino e quattro persone sono rimaste ferite, e questa mattina un’esplosione è stata udita a Zaporizhzhia. I militari russi hanno fatto di recente progressi soprattutto a Marinka e Avdiivka, dove il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è poi recato in visita.

Una situazione, a poche settimane dal secondo anniversario dallo scoppio della guerra, cominciata il 24 febbraio 2022 con l’invasione ordinata dal presidente della Russia Vladimir Putin, dunque assai complicata per il Paese invaso. Gli ucraini, sostanzialmente fallita la controffensiva nell’anno che sta per concludersi, temono di dover convivere con morte e distruzione anche per tutto il 2024 senza la possibilità di cacciare l’esercito della Federazione Russa oltre il confine. Il tutto, con un calo di attenzione mediatica in virtù anche dello scoppio della guerra a Gaza.

La testimonianza dal campo

Oksana Borovyk, 44 anni, insegnante di biologia chimica in una scuola superiore, vive e lavora nella città di Zaporizhzhia, nel cui Oblast, nella città di Enerhodar, si trova anche la più grande centrale nucleare d’Europa più volte a rischio di essere colpita dai missili nel corso dei combattimenti. Oksana è tornata in patria lasciando l’Italia dopo 11 anni nell’agosto 2022 perché, afferma a Tell, “non potevo più vivere gli eventi da lontano. In Ucraina già a febbraio c’erano mio figlio Danylo, mia mamma Tatiana, mio padre Gennadyi, mia sorella Anna con la mia nipotina Paolina. Lasciarli soli non era giusto’’.

Oksana ammette che nella popolazione ucraina la stanchezza per il conflitto stia prendendo sempre più piede. “In molti, rispetto a qualche mese fa – afferma la docente – stanno sperando almeno in un cessate il fuoco immediato. Prima tutti erano propensi a prolungare la guerra sino alla cacciata totale dei russi. Ora, invece, vorrebbero soltanto che le ostilità si fermassero’’. Oksana però è pessimista sul punto. “Il mio timore è che si combatterà ancora per tutto il 2024. E la discussione tra il governo e i vertici militari sull’ipotesi di arruolare altri 500.000 soldati di cui ha parlato il presidente in una conferenza stampa sembra confermare questa paura’’.

Borovyk si divide tra le lezioni in smart working ai suoi studenti tra i 15 e i 18 anni, la cura della casa, il rapporto stretto con suo figlio Danylo (anche lui insegnante e programmatore), con i genitori con i quali si è ricongiunta un anno e mezzo fa. Non solo. Oksana si concede qualche scampolo di normalità andando in palestra e ritagliandosi del tempo per un caffè. “I russi non hanno fiaccato il mio spirito con la guerra che hanno scatenato, il futuro in questo momento è grigio, ma non dobbiamo demordere’’, afferma con una voce squillante e positiva.

L’attacco di venerdì nell’area di Zaporizhzhia, attualmente per il 70% in mano ai russi e per il 30% ancora sotto il controllo dell’esercito ucraino, è stato pesante. Le vittime accertate sono state 8 vittime. Oksana racconta: “Al mattino presto di venerdì è risuonato l’allarme, ma io onestamente ho continuato a dormire. Mi sono svegliata e messa a riparo soltanto quando oramai era chiaro che sarebbero cadute le bombe. Appena cessato l’attacco, mi sono preparata e sono andata a scuola per adempimenti burocratici’’.

La professoressa di biologia chimica si lascia andare a un commento in tal senso. “Sembra triste e assurdo, ma oramai in tanti ci siamo abituati agli allarmi e ai bombardamenti quotidiani. Nei limiti del possibile, tento di vivere una vita come nelle zone di pace’’. Poi ancora: “Dobbiamo lavorare e andare avanti, altrimenti se non a causa degli attacchi della Russia rischiamo di morire di fame. Al momento il mio stipendio di insegnante, comunque basso e che mi spinse a lasciare l’Ucraina oltre 10 anni fa, mi sta arrivando regolarmente. Almeno c’è questo è un sollievo’’.

L’ottimismo sbiadito

Grazie all’aiuto di Usa, Gran Bretagna e Unione Europea, che hanno garantito miliardi di dollari ed euro in armamenti, l’esercito ucraino sperava di riprendersi i territori conquistati dai russi con la famosa controffensiva partita nella primavera del 2023. Risultati alla mano, il piano non è riuscito. La guerra è ora in una fase di stallo con combattimenti metro per metro tra i contendenti. “La fiducia dell’anno scorso di vincere la guerra con la cacciata dei russi si sta affievolendo e questo si nota sempre di più. Il 2024 si preannuncia duro, i combattimenti proseguiranno a lungo ’’, ribadisce Oksana.

Sembra lontana l’unità del Paese dimostrata dagli ucraini quando il 24 febbraio di 2 anni Vladimir Putin ordinò l’attacco. “Quello spirito patriottico che ci unì, oltre le differenze tra Est e Ovest dell’Ucraina (tanti ad Est non erano così ostili a Mosca, la parte Ovest è più vicina anche geograficamente all’Europa, ciò per semplificare, ndr.), non è marcato come prima’’. Ora il dibattito imperversa: da un lato è schierato chi vorrebbe continuare a combattere sino a che non siano stati ristabiliti i confini del 1991, come ha ripetuto a piè sospinto il presidente Zelenksy. Altri vorrebbero evitare un altro anno di guerra, consapevoli però che l’eventuale tregua possa essere violata dai russi in qualsiasi momento.

Oksana conferma: “La gente è sfinita, la percentuale di coloro i quali vorrebbero un cessate il fuoco immediato cresce. Anche noi qui nel Paese abbiamo saputo che qualcosa dal punto di vista diplomatico potrebbe essersi mosso. Comunque non abbiamo certezze’’. Di converso, però, dice ancora Oksana, “i genitori dei tanti soldati uccisi al fronte e tanti altri ucraini dicono che con il cessate il fuoco vorrebbe dire concedere il tempo ai russi di riorganizzarsi e per attaccare di nuovo e aver mandato inutilmente al martirio i figli che hanno combattuto. Una generazione di giovani che doveva costruire l’Ucraina del futuro è stata spazzata via dalla guerra. C’è tanta confusione adesso’’.

L’insegnante di scuola superiore residente a Zaporizhzhia però non dà tutta la colpa al caos dell’Ucraina, “alla corruzione dilagante del Paese che con la guerra è inevitabilmente cresciuta’’. Per lei ci sono altri fattori. Primo: “L’Occidente ci ha sostanzialmente traditi – accusa Oksana – Le Nazioni che all’inizio ci hanno sostenuto politicamente e militarmente ora sembrano meno attenti alla tragedia della guerra. Sono arrivate le munizioni ma le armi pesanti e gli aerei che ci servirebbero per contrastare i russi, no. Così resistere sarà dura’’.

Ulteriore elemento importante per Oksana è il racconto dei media. “È troppo influenzato dalla politica, difficile avere chiara la reale situazione’’. Il riferimento è anche alla distanza di cui si parla tra il governo Zelensky e i vertici militari su come gestire i prossimi passi della guerra. “Anche se non più come prima, il presidente gode ancora di credibilità negli ucraini ma i veri eroi sono per noi i militari. Questa contrapposizione di cui si parla non credo sia così evidente. Pure in questo caso qualcuno ha avuto interesse a generare confusione’’.

Oksana Borovyk conosce il russo, lo ha studiato sui testi per diventare insegnante. Soltanto in un secondo momento ha affinato la lingua ucraina a cui le autorità del Paese hanno voluto dare priorità nelle scuole. “E quindi – dice Oksana – capisco molto bene cosa dicono i media russi. C’è uno stravolgimento della realtà nel loro racconto. Io ho parenti in Russia ma con loro ormai non parlo più della guerra, mi sono resa conto che sono totalmente soggiogati dalla propaganda. Eppure, mia madre Tatiana, di origine kazaka, è russa di Lugansk e mio padre è nato a Kherson quando ancora c’era l’Unione Sovietica’’.

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