“Forse oggi non c’è niente di più naturale che vedere persone che lavorano dal mattino alla sera e decidono poi di perdere alle carte, al caffè e in chiacchiere il tempo che resta loro per vivere. Ma ci sono città e paesi dove ogni tanto le persone hanno l’intuizione di qualcos’altro. Di solito questo non cambia le loro vite. Ma l’intuizione c’è stata, ed è già qualcosa. A quanto pare invece Orano è una città priva di intuizioni, cioè una città assolutamente moderna”. Queste parole di Albert Camus nel suo romanzo “La Peste” ci introducono a Orano, “una semplice prefettura francese della costa algerina” che sembra mancare di intuizioni, immersa in una modernità che, paradossalmente, sembra privarla di profondità e significato. L’opera dello scrittore francese offre molteplici spunti di riflessione che possono essere parallelizzati con l’epoca attuale, permettendo una critica sociale e filosofica degli usi e dei costumi della nostra società.

Qualche cenno sulla storia di Camus

La modernità può influenzare la nostra comprensione della vita, della responsabilità individuale e dell’assurdità che può permeare la nostra esistenza quotidiana? Prima di provare a rispondere a questa domanda, introduciamo brevemente Albert Camus ed il contesto della sua scrittura. Albert Camus, nato nel 1913 in Algeria, è stato un filosofo e scrittore esistenzialista noto per il suo impegno sociale e politico. Grazie al suo contributo letterario vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1957. Quando si parla della filosofia di Albert Camus, si parla di una filosofia spesso associata al concetto di assurdo. Le sue opere sono caratterizzate da una profonda riflessione sulla vita, la morte, la pena di morte e la ricerca di significato in un mondo apparentemente privo di senso.

La Peste

“La Peste” è stato pubblicato per la prima volta nel 1947. Il contesto storico in cui è ambientato il romanzo, come abbiamo detto, è la città di Orano, in Algeria. L’opera è stata scritta subito dopo la Seconda Guerra Mondiale e riflette l’angoscia e la disillusione dell’epoca, nonché le riflessioni filosofiche di Camus sulla condizione umana.
La Peste è una rappresentazione allegorica dell’assurdità della vita e delle tragedie umane. Il romanzo segue la diffusione della peste a Orano e l’impatto devastante sulla vita quotidiana e sulle relazioni umane. Camus utilizza la peste come metafora della condizione umana, evidenziando la fragilità e la precarietà della vita di fronte alle forze imperscrutabili della natura.

La trama ruota attorno al medico Bernard Rieux, che si trova coinvolto nella lotta contro l’epidemia insieme ad altri personaggi, ciascuno rappresentante di diverse sfaccettature della società. Il romanzo esplora temi come la solidarietà, la fede, la resistenza e l’assurdità della vita di fronte alla morte. Nell’universo narrativo della Peste di Albert Camus, l’assurdità della vita emerge vividamente tra le pagine:
“La parola ‘peste’ era stata pronunciata per la prima volta […]
[…] Benché un flagello sia infatti un accadimento frequente, tutti stentiamo a credere ai flagelli quando ci piombano addosso. Nel mondo ci sono state tante epidemie di peste quante guerre. Eppure la peste e la guerra colgono sempre tutti alla sprovvista […]
[…] i nostri concittadini erano come tutti gli altri, erano presi da se stessi, in altre parole erano umanisti: non credevano ai flagelli[…]
[…] i nostri concittadini non erano più colpevoli di altri, dimenticavano soltanto di essere umili e pensavano che tutto per loro fosse ancora possibile, il che presumeva che i flagelli fossero impossibili.
Continuavano a fare affari, programmavano viaggi e avevano opinioni”.
Con queste parole Camus disegna un quadro in cui ogni individuo è confrontato con la mancanza di senso intrinseco. Questo nucleo filosofico apre la riflessione sulla responsabilità individuale. In un mondo, come quello odierno, che sembra privo di morale, la responsabilità individuale è l’unico timone che ognuno di noi è chiamato a manovrare.

Perché La Peste è così attuale

L’uomo contemporaneo è chiamato ad affrontare sfide senza precedenti: dalla gestione del cambiamento climatico all’assicurare la sostenibilità ambientale, economica e sociale, sino alla lotta contro la discriminazione, l’ingiustizia sociale e la violazione dei diritti fondamentali. In questo contesto ogni individuo si configura un po’ come Bernad Rieux, costretto a compiere scelte difficili e ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni in un mondo in cui la vita si manifesta in modi imprevedibili e capricciosi. In parallelo, però, la solidarietà – nel romanzo, così come nella vita vera – emerge come una risposta umana alla precarietà della vita e all’incertezza derivata dalla peste.

Per Albert Camus “L’essenziale era cercare di impedire al maggior numero possibile di uomini di morire e di conoscere la separazione definitiva. E il solo modo per farlo era combattere la peste. non era una verità grandiosa, era solo una verità coerente.”
In quest’ottica, la precarietà della vita crea un terreno fertile per la connessione tra le persone, portando a un senso di comunità e solidarietà. In La Peste, la vulnerabilità condivisa diventa il legame che unisce la società di Orano, mostrando che, in mezzo al dolore e alla disperazione, la solidarietà può splendere come un sole di speranza.
Allo stesso modo, è interessante notare che nell’opera di Camus la soggettività della verità si riflette nei contrasti di prospettiva durante l’isolamento.

Nel corso del romanzo, l’epidemia si propaga, ma l’esposizione alla peste fornisce interpretazioni diverse “e mentre alcuni continuavano la solita vita e si adattavano alla reclusione, altri invece ebbero come unico pensiero di evadere da quella prigione”.
L’avanzamento frenetico della società moderna ha catalizzato progressi significativi in ambito sociale, economico e tecnologico. Tuttavia, in questo processo, è stato lasciato indietro l’individuo, che nel corso del tempo ha subito un’assuefazione ai mezzi di comunicazione digitali.

Paragonabilmente a “La Peste” di Camus, possiamo osservare nella realtà quotidiana come alcuni individui, immersi nei media digitali, elaborino una personale interpretazione della realtà e del mondo circostante. Così, la soggettività della verità emerge quando le esperienze individuali sono filtrate attraverso le lenti digitali, contribuendo a una pluralità di realtà soggettive e percezioni talvolta distorte. Ad esempio, le piattaforme sociali amplificano il fenomeno della “bolla informativa”, in cui gli utenti vengono esposti principalmente a contenuti che riflettono le loro opinioni preesistenti. Questo può portare a una percezione distorta della realtà, poiché le persone sono immerse in una narrazione che conferma e rafforza le loro convinzioni, ignorando spesso prospettive contrastanti. Inoltre, la diffusione veloce e massiccia di notizie attraverso i social media può portare a una saturazione di informazioni, aumentando la probabilità di interpretazioni errate o fuorvianti.

L’isolamento digitale può anche alimentare la creazione di “echo chamber”, comunità online in cui le persone interagiscono solo con coloro che condividono opinioni simili. In questo contesto, la soggettività della verità è accentuata, poiché gli individui sono esposti a un’unica prospettiva e possono trascurare informazioni che potrebbero sfidarne le convinzioni. Pertanto, la digitalizzazione della comunicazione ha contribuito a un paesaggio in cui la verità soggettiva può prosperare, alimentando percezioni individuali della realtà basate su narrazioni personalizzate. Come in “La Peste”, dove le diverse interpretazioni dell’epidemia influenzano le decisioni e le azioni dei personaggi, anche nella nostra società digitalizzata le narrazioni influenzano profondamente come percepiamo e comprendiamo la realtà che ci circonda.

Infine, la ricerca di significato diventa un tema centrale, tanto nel mondo di Orano quanto nella nostra realtà contemporanea. L’accettazione dell’assurdità della vita, come Camus propone, diventa il punto di partenza per la ricerca di significato individuale e collettivo: mentre gli abitanti di Orano cercano di attribuire senso alla loro esistenza in mezzo alla peste, gli individui odierni affrontano una sfida simile in un mondo caratterizzato da conflitti, minacce globali e una rapida evoluzione tecnologica. Nell’opera di Camus, gli uomini sotto l’ombra della peste tentano persino di agire “ancora da uomini liberi”, ma si renderanno conto, alla fine, che la vera libertà risiede nella creazione di significato comune. Allo stesso modo, oggi ci troviamo di fronte alle incertezze e alle minacce del nostro tempo, e la ricerca di significato diventa un atto di resistenza contro l’alienazione e la disumanizzazione. Un’opera come La Peste ci ricorda che la creazione di una storia condivisa, basata su sentimenti comuni e valori fondamentali, diventa essenziale per affrontare le sfide contemporanee.

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