Fonte foto: Volodymyr Zelensky

È un’Ucraina stanca, esausta, ma che continua a combattere, quella che si vede oggi, dopo 2 anni di guerra. Il 24 febbraio del 2022 la Russia diede il via all’invasione dell’Ucraina e da allora la guerra ha vissuto diverse fasi, fino ad arrivare alla situazione di stallo attuale. L’anniversario dei 2 anni dall’inizio del conflitto Russia-Ucraina coincide con un’altra ricorrenza che riguarda le ostilità: nel mese di febbraio di dieci anni fa, nel 2014, le forze russe occuparono la Crimea e ad aprile dello stesso anno iniziò la guerra del Donbass.

I numeri del conflitto

Nel corso degli ultimi 24 mesi il conflitto ha conosciuto diverse fasi con uno spostamento altalenante degli equilibri. Ad oggi si registrano migliaia di vittime fra i civili, almeno 4 milioni di sfollati, 8 milioni di profughi, oltre ad un numero imprecisato di caduti tra i militari. Secondo un rapporto dell’Ohchr, l’ufficio del Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, nel conflitto sarebbero rimasti uccisi almeno 10.582 civili (587 i bambini) e 19.875 sarebbero rimasti feriti (30.457 vittime civili totali). Il 60% delle vittime sarebbe costituito da uomini.
Dopo oltre 700 giorni dall’inizio della guerra soltanto quasi il 20% circa del territorio ucraino è finito sotto il controllo di Mosca, un incremento lieve paragonato agli sforzi bellici ed al fatto che già dieci anni fa, con l’annessione di Crimea, Donetsk e Lugansk (circa il 6% del territorio), era stata avviata l’occupazione.

Le fasi della guerra

Con l’invasione ordinata da Vladimir Putin (da lui definita “operazione speciale”), la guerra tra Ucraina e Russia inizia ufficialmente il 24 febbraio 2022. Da questa data i Paesi occidentali tagliano od allentano i rapporti con Mosca ed iniziano a varare sanzioni contro la Russia.

Nelle previsioni iniziali di Putin, entro 3 giorni da quella data il conflitto avrebbe dovuto risolversi con una schiacciante vittoria russa ma la resistenza ucraina ha mostrato da subito che non sarebbe stato così. Scegliendo di non abbandonare Kiev, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky diviene il simbolo del suo Paese convinto a difendersi.

“Con l’invasione dell’Ucraina torna in Europa la guerra convenzionale ad alta intensità”, secondo l’ ex comandante italiano in Afghanistan e componente del Comitato Atlantico italiano, il Generale Giorgio Battisti. Quel conflitto che nessuno pensava potesse avvenire ha reso necessario il riarmo dei paesi Nato e di quelli dell’Unione europea ed ha evidenziato l’impiego di nuove tecnologie, come i droni ed il mondo cyber, affiancate da operazioni tipiche dei due conflitti mondiali, ovvero la guerra di posizione e quella di trincea, ha spiegato Battisti.

Se nel 2023 il primo anniversario è coinciso con un periodo favorevole per l’Ucraina che coltivava ardentemente la speranza di riuscire con l’ offensiva di primavera” (seguita poi da quella “estiva” nonché dalla “autunnale”) a liberarsi dai russi invasori, nell’anniversario di quest’anno le forze ucraine vivono un momento critico: dopo avere incassato la delusione per non essere riuscite in quell’impresa, subiscono la conquista di Avdiivka nell’est dell’Ucraina da parte dei russi ed attendono nuovi aiuti da Biden.

La fase attuale sembrerebbe più favorevole a Putin ma la situazione di stallo, già evidente dopo poche settimane dall’inizio delle ostilità, continua a durare.
Attualmente il controllo russo si è esteso ai territori dell’est, su questa porzione si concentra il conflitto lungo un fronte di guerra di circa mille chilometri.
Le truppe russe si focalizzano ora su Robotyne, Bakhmut e Avdiika, quest’ultimo centro strategico della zona per la produzione di carbone che i russi attaccano da ottobre 2023 e dove gli ucraini hanno recentemente abbandonato la difesa.
Oltre alla zona orientale, i due eserciti si scontrano attualmente nel Mar Nero, dove altri focolai non accennano a spegnersi.

“L’impossibilità di prevalere dall’una e dall’altra parte con il solo uso delle armi resta”, secondo il Generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e attuale Presidente Icsa, che nella dichiarazione riportata da Adnkronos ha spiegato che l’unica strada da percorrere dovrebbe essere quella del negoziato con il coinvolgimento più attivo della comunità internazionale. Non appare dello stesso avviso Zelensky. Kiev chiede all’Occidente armi e munizioni più che un intervento diplomatico: a Leopoli il presidente Zelensky ha dichiarato che l’Ucraina ha bisogno urgente di sistemi di difesa antiaerei e di caccia militari. “Stiamo preparando alcune sorprese per la Russia. Naturalmente prepareremo una nuova controffensiva. Non rimarremo fermi” è quanto avrebbe detto l presidente ucraino in una intervista con Fox news.
Putin, intanto, punta sulla propria produzione industriale e sulla sua grande disponibilità di truppe. L’Armata russa potrebbe presto spingersi verso Kiev, secondo quanto dichiarato dall’ex presidente Dmitry Medvedev in un’intervista a diversi media russi, tra i quali l’agenzia Tass.

La reazione russa alle sanzioni

Mentre gli Usa annunciano una nuova serie di sanzioni su oltre 500 obiettivi russi, anche in risposta alla morte di Navalny, è stato varato il tredicesimo pacchetto di sanzioni dall’Ue. Secondo quanto spiegato dalla Commissione, con questo pacchetto si mira a limitare ulteriormente l’accesso della Russia a tecnologie militari inserendo nell’elenco imprese e persone che intervengono a favore dello sforzo bellico russo. Secondo Mosca le sanzioni sarebbero illegali ed il ministero degli Esteri russo, annunciando che ci sarà presto risposta alle stesse, ha avvertito: “Le azioni ostili dei Paesi occidentali avranno una risposta tempestiva ed adeguata”.

Cosa succederà nel terzo anno di guerra?

Sul futuro di quella che è stata più volte battezzata come “la guerra senza fine” nessuno azzarda previsioni e ci sono pochissime, amare certezze.
“È una guerra che ha già avuto un orribile costo umano ed il suo impatto durerà per generazioni”, ha affermato all’Agi Volker Turk, responsabile Onu per i diritti umani. Secondo quanto dichiarato dal Generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando operativo di vertice Interforze, risulta davvero difficile – allo stato attuale – prevedere i prossimi sviluppi.

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