Nessun colpo di scena, il risultato delle elezioni in Russia ha confermato Vladimir Putin alla guida della Federazione per i prossimi sei anni. Sfiorando il 90% dei voti, il presidente uscente ha vinto le presidenziali. E l’affluenza alle urne è stata record. Dalle prime elezioni presidenziali dirette in Russia – tenutesi nel 1991 – si registra oggi il massimo storico: avrebbe votato, infatti, circa il 74,3% dei 112,3 milioni di aventi diritto, secondo quanto riportato dai media locali. Nel 2018, alle precedenti presidenziali, aveva votato il 67,5%. Oltre otto milioni di voti, tra cui quello dello stesso Putin, sono stati espressi online. Saranno necessari ancora alcuni giorni per i dati definitivi ma dai risultati raccolti – seppur ancora parziali – è già certa la vittoria di Putin.

Nel suo primo discorso dopo il successo elettorale Vladimir Putin ha ringraziato i “cittadini della Russia” così come “i soldati al fronte”. “Nessuno potrà mai sopprimere la volontà del popolo russo”, ha detto, parlando dal quartier generale della sua campagna elettorale. Ed ha affermato: “Abbiamo davanti a noi molti compiti specifici ed importanti. I risultati elettorali rappresentano la fiducia dei cittadini del Paese e la loro speranza che faremo tutto come previsto. La mia vittoria dimostra che la Russia ha fatto bene a scegliere la sua strada attuale”.

Putin al potere quasi come Stalin

Confermando tutte le previsioni, inizia così il terzo mandato consecutivo per l’attuale capo del Cremlino. Ed il suo regno può arrivare fino a 30 anni (ed anche superarli), solo uno in meno di Stalin. Putin ha oggi 71 anni ed ha potuto ricandidarsi grazie alla riforma costituzionale approvata nel 2020, che gli consente di restare al potere per altri due mandati presidenziali. La riforma ha imposto un limite di due mandati presidenziali consecutivi, ma il referendum ha azzerato il conteggio dei mandati precedenti di Putin permettendogli, quindi, di candidarsi. Acclarato che espleterà il terzo mandato consecutivo, se dovesse vincere anche le presidenziali del 2030 potrebbe restare al potere fino al 2036, quando avrà ben 84 anni.

I competitors

Sono stati tre gli sfidanti dello zar in questa tornata elettorale: Nikolai Kharitonov, comunista 75enne che tentò di impedire nel 2004 la prima rielezione di Putin ma che con il 13,69% dei voti ottenne il peggior risultato fino ad allora da un candidato comunista; Leonid Slutsky, il 56enne leader del Partito ultranazionalista Liberal Democratico; Vladislav Davankov, 40enne imprenditore e deputato dal 2021 di Gente Nuova, formazione di centrodestra. Nessuno dei tre avrebbe sfondato la soglia del 5% dei consensi.
Gli avversari, componenti dell’opposizione che in Parlamento non ha mai ostacolato le politiche di Putin, non hanno rappresentato un problema per il Presidente russo. Putin non ha mai intravisto in nessuno dei suoi competitors ostacoli alla sua riconferma alla guida del Paese.

Tra elezioni e proteste

Non è stato un clima sereno quello che ha caratterizzato i tre giorni di elezioni, nei quali ogni minimo dissenso nei confronti del presidente russo è stato sistematicamente represso.
Nel primo giorno, venerdì 15 marzo, secondo quanto riportato da Le Monde, tredici persone sarebbero state arrestate in Russia per aver danneggiato i seggi elettorali o tentato di incendiarli. Uno dei seggi della regione di Sverdlovsk è stato incendiato con un liquido infiammabile, ma l’incidente non ha fermato le operazioni di voto. Nello stesso giorno, in un seggio di Mosca una elettrice ha versato colorante verde in un’urna ed è stata notata dalle videocamere di sorveglianza.

Molto alta la tensione anche in Moldavia, dove una persona ha lanciato due bottiglie molotov contro l’ambasciata russa a Chisinau, mentre erano in corso le operazioni di voto.
Nella tarda serata di domenica 17 marzo l’agenzia Tass ha diffuso la notizia che un funzionario della Commissione elettorale russa sarebbe rimasto ucciso in un bombardamento delle forze ucraine a Berdyansk, città sotto il controllo russo situato nell’oblast ucraino di Zaporizhzhia.

“Mezzogiorno contro Putin”

Grande successo per la manifestazione pacifica indetta da Navalny già prima della sua morte e rilanciata poi da Yulia Navalnaya, attuale leader dell’opposizione.
In migliaia si sono presentati in fila ai seggi a Mosca, a San Pietroburgo e nelle ambasciate all’estero, per la protesta indetta dagli alleati del defunto leader dell’opposizione Alexei Navalny. Yulia Navalnaya era tra i manifestanti anti-Putin a Berlino insieme ad altri dissidenti in esilio e a centinaia di altre persone in coda per votare al seggio dell’ambasciata russa. “Sulla scheda ho scritto il nome di Alexei”, ha dichiarato la vedova del più noto oppositore di Putin, morto un mese fa.

“Il voto è regolare”

Le proteste dei seguaci di Alexei Navalny, gli incidenti registrati ai seggi, gli attacchi alle regioni di confine con l’Ucraina ed un allarme droni sugli aeroporti di Mosca non hanno impedito allo zar di portare a termine con successo la sua maratona elettorale.
Ad urne chiuse, il ministro Alexander Gorovoi, intervenuto alla Commissione elettorale centrale ha fatto sapere: “I funzionari del Ministero degli Interni non hanno rilevato alcuna violazione della legislazione elettorale che possa influenzare direttamente i risultati delle elezioni in specifiche commissioni elettorali distrettuali”.

La proposta di legge: 8 anni per chi sabota le elezioni

La Duma starebbe per proporre una legge per aumentare a 8 anni la pena nei confronti di chi compie atti di sabotaggio delle elezioni. “Per chi cerca di interrompere il processo elettorale con incendi dolosi o altri mezzi pericolosi” è in preparazione il progetto di legge, come ha detto all’agenzia di stampa Tass, Yana Lantratova, deputata del partito filo Cremlino “Una Russia giusta-Per la verità” e membro della commissione parlamentare sulle ingerenze straniere.

I primi commenti

Il plebiscito ottenuto dallo zar era stato anticipato dalle dichiarazioni del ministero degli Esteri russo secondo il quale i “tentativi dell’Occidente di interrompere il voto sono andati sprecati”. La prima reazione a livello internazionale è stata quella di Volodymyr Zelensky.
Il Presidente ucraino ha definito Vladimir Putin un uomo “malato di potere” che vuole “regnare in eterno” ed ha aggiunto che le elezioni russe non hanno “alcuna legittimità”.

Per la Casa Bianca, le elezioni presidenziali in Russia “non sono ovviamente nè libere nè giuste”. Dello stesso avviso il Governo polacco che attraverso una nota del ministero degli Esteri ha sottolineato: “Le elezioni presidenziali in Russia non sono legali, libere ed eque”, il voto si è svolto “in un contesto di dura repressione”. Anche il ministro degli Esteri della Lettonia, Krisjanis Karins, ha commentato i risultati: “Le ‘elezioni’ in Russia non hanno alcuna legittimità democratica e hanno perso il loro significato fondamentale. L’uomo responsabile della guerra più sanguinosa d’Europa dai tempi della seconda guerra mondiale continua a governare la Russia come presidente”.

“Si tratta di una vittoria che non ha nulla a che fare con la realtà”: così ha denunciato Leonid Volkov, ex braccio destro di Alexei Navalny che nei giorni scorsi è stato aggredito in Lituania. David Cameron, Ministro degli Esteri britannico, ha scritto su X: “Le urne si sono chiuse in Russia, dopo lo svolgimento illegale delle elezioni sul territorio ucraino, la mancanza di scelta per gli elettori e l’assenza di un monitoraggio indipendente da parte dell’Osce. Non sono queste le caratteristiche di elezioni libere ed eque”.

Su X anche il ministero degli Esteri tedesco reagisce alle prime notizie degli exit poll: “Le pseudo-elezioni in Russia non sono né libere né giuste, il risultato non sorprenderà nessuno. Il regime di Putin è autoritario, si basa sulla censura, sulla repressione e sulla violenza. Le elezioni nei territori occupati dell’Ucraina sono nulle e sono una nuova violazione del diritto internazionale”. Dimitri Medvedev, ex leader russo, ha espresso soddisfazione per il successo del Capo del Cremlino: “Mi congratulo con Vladimir Putin per la sua splendida vittoria alle elezioni”, ha dichiarato su Telegram, mentre la televisione statale russa ha elogiato il “colossale sostegno al presidente” e l'”incredibile consolidamento” del Paese dietro il suo leader.

Plauso all’Italia per la cooperazione al voto

Alexei Paramonov, ambasciatore russo a Roma, ha elogiato l’Italia: “A differenza di numerosi altri leader dei Paesi occidentali, fin dall’inizio non hanno interferito con l’organizzazione dei seggi elettorali e lo svolgimento delle elezioni presidenziali russe in Italia”. “È stata organizzata un’interazione costruttiva con le autorità e le forze dell’ordine al fine di prevenire possibili incidenti o provocazioni e anche di creare un ambiente favorevole e sicuro per il voto”, è quanto dichiarato dal diplomatico, citato dalla Tass, mentre votava presso la sede dell’ambasciata.

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