Non solo una festa con travestimenti, balli e canti in un clima di sorrisi e gioia. Ma anche l’orgogliosa celebrazione dell’indipendenza, conquistata faticosamente nel 1844 con la cacciata degli haitiani che tenevano sotto scacco l’isola da ben 22 anni. Il carnevale dominicano, risalente addirittura al 1520 – per tale motivo viene considerato dagli storici ad oggi il più antico del continente americano – ha assunto negli ultimi circa 200 anni anche una connotazione politica. L’evento che ricorda la fondazione della Repubblica Dominicana si celebra non solo nelle città del Paese caraibico ma anche in quelli in cui la presenza della comunità è forte. Tra questi c’è sicuramente l’Italia.

Secondo i dati forniti dall’Istat al 1 gennaio 2023 sono stati censiti 29.571 dominicani (ma ci sono ragionevoli dubbi su una parte eccedente sconosciuta alle stime ufficiali). La regione con più cittadini dominicani è la Lombardia (6888 cittadini), seguiti da Liguria (4006), Veneto (2726), Toscana (2400) ed Emilia Romagna (2296). La prima regione del Sud per numero di dominicani è la Campania con 2166 cittadini. Proprio nel capoluogo campano, Napoli, abbiamo seguito la festa del carnevale dominicano nella giornata domenica 7 aprile sul Lungomare Caracciolo.

La festa si è tenuta, per motivi burocratici, qualche settimana dopo rispetto a quelle di Treviso, Vittorio Veneto, La Spezia, Roma, Milano. Nella Repubblica Dominicana ogni città è caratterizzata da personaggi tipici come i Taimáscaros di Puerto Plata, i Guloyas di San Pedro de Marcorís, i Diablos Cojuelos di Santiago, Los Pintao di Barahona, che confluiscono tutti nella grande sfilata di chiusura sul lungomare della capitale Santo Domingo, la prima domenica di marzo. Lungo le strade ballano anche i Tiznaos, conosciuti anche come Los Africanos, personaggi con volti e corpi dipinti di nero per rappresentare proprio gli schiavi africani.

Cenni storici

Il giorno chiave è il 27 febbraio 1844. In quella data gli occupanti haitiani furono costretti ad abbandonare la parte orientale dell’isola, all’epoca chiamata La Espanola a causa della vecchia dominazione spagnola. La rivolta fu guidata da La Trinitaria, la società segreta fondata nel 1838 dall’eroe nazionale Juan Pablo Duarte. Il nome fu scelto in onore alla Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Inoltre, ogni nuovo associato veniva affidato il compito di reclutare altri due nuovi membri, che non dovevano rivelare l’identità degli altri. Poi, nel successivo novembre 1844, fu proclamata la Repubblica Dominicana basata su tre capisaldi, Dios, Patria, Libertad, le cui scritte compaiono sulla bandiera nazionale dai colori blu, rosso e bianco.

Le prime celebrazioni si tengono di solito il 26 gennaio, giorno della nascita di Duarte, prima della festa clou del 27 febbraio. Ai canti e balli in maschera e con i travestimenti, si mescola ogni anno la parata militare, perfetta sintesi tra divertimento e rivendicazione della lotta dell’indipendenza. “Il nostro è un carnevale di integrazione e di orgoglio ma anche di vita – afferma Beatriz Acosta avvolta nella bandiera dominicana e residente a Napoli – Arrivando in Italia e in altri Paesi del continente europeo abbiamo dimostrato la nostra capacità di adattarsi e la nostra voglia di vivere. Tra l’altro la Repubblica Dominicana gode di un flusso turistico enorme’’. Proprio su questo aspetto torneremo fra poco. Prima registriamo l’entusiasmo di Judy Moreta, anche lei travestita con un costume tipico dominicano. “Da 188 anni siamo felici di celebrare la fine della dittatura. Nel corso dei decenni siamo andati a lavorare in tante zone, le donne sono state le prime a farlo. In Italia ci sentiamo a casa, il vostro Paese ci ha accolto. Ma non siamo solo una patria del turismo: da noi è nata anche il genere musicale de La Bachata’’.

I 10 milioni di turisti nel 2023 e i dati del Pil

In un momento in cui la questione migratoria, soprattutto verso gli Usa, da parte delle popolazioni del Centro America, dall’Honduras al Nicaragua senza dimenticare le popolazioni del Sud America come quella venezuelana, è diventato tema da campagna elettorale in vista delle elezioni di novembre in cui si sfideranno l’attuale presidente Joe Biden e l’ex presidente Donald Trump, la Repubblica Dominicana vive un periodo di buona stabilità. Nel 2023, stando ai dati forniti da diversi indici e poi confermati dal Ministero del Turismo, nell’isola sono infatti arrivati ben 10 milioni di visitatori (numero toccato il 26 dicembre) contribuendo alla crescita economica grazie a una partnership tra pubblico e privato. Di questi 10 milioni, 7.863.542 sono giunti per via aerea, il restante via mare.

Le cinque principali destinazioni turistiche del paese sono: La Romana/Bayahibe, Punta Cana, Puerto Plata, Samaná e Santo Domingo. I principali flussi turistici sono stati generati dai paesi di vicinanza: al primo posto, gli Stati Uniti, con 51,6% di share di mercato, seguiti da Canada con 11,4%, Colombia con il 4,2%, Argentina con 4,1 e Puerto Rico 3,5%.

Nel 2023, stando alle elaborazioni dell’Osservatorio Economico MAECI su dati Economist Intelligence Unit aggiornati al 20 marzo 2024, il pil del Paese è cresciuto del 2,3%. Sempre l’anno scorso Il prodotto interno lordo, trainato dal turismo ma anche dall’agricoltura e dall’edilizia, per l’export di beni e servizi, si è attestato sul 21,5%, l’import al 27,6%. Il quadro generale per la Repubblica Dominicana dunque, tenendo presente il contesto economico e geopolitico dell’area, può definirsi positivo.

Le considerazioni del rappresentante Index

A tirare le somme è Giovanni Hernandez, incaricato amministrativo e di finanza di Index Italia, l’Istituto de dominicanos y dominicanas en el exterior Ministerio de Relaciones Exteriores de la República Dominicana, che rappresenta i dominicani sul suolo italiano. Anche lui ha preso parte al carnevale di Napoli. “In Italia la popolazione dominicana lavora ed è integrata. Ci sono tante coppie miste. I dominicani sono cominciati ad arrivare a metà degli anni ’80, prima di un incremento delle presenze negli anni ’90. Proprio a Napoli ne arrivava la maggior parte, in aereo. A quei tempi si viaggiava più semplicemente, bastavano 1000-2000 dollari e il passaporto e non tutti quelle trafile di oggi. Ci sono tanti ricongiungimenti familiari. Le donne venivano qui all’inizio, a fare le badanti 7 giorni su 7. Progressivamente hanno portato qui i loro mariti, i figlioli e hanno fatto fortuna”.

Hernandez ricorda: “I dominicani sono presenti nel settore della ristorazione, nel commercio, nel settore navale. In quest’ultimo ambito abbiamo ragazzi che hanno cominciato costruendo barche per poi divenire titolari delle imprese da decine di indipendenti. In un periodo complicato come quello odierno la Repubblica Dominicana ha un livello abbastanza alto. La nostra posizione economica è tra le migliori dell’America Latina con l’imponente crescita turistica, delle imprese, dell’agricoltura e dell’import-export. Si tratta di una bella soddisfazione quella di aver raggiunto i 10 milioni di visitatori. Abbiamo attualmente una buona collaborazione con gli Stati Uniti, dove vivono 2 milioni di dominicani assolutamente integrati. Negli Usa abbiamo sindaci, rappresentanti politici, addirittura al Senato americano”.

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