Fonte foto: governo.it

Le salme di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci sono arrivate in Italia ieri intorno alle 23. Ad accoglierle all’aeroporto militare di Ciampino c’erano il presidente del Consiglio, Mario Draghi, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini.

Sui corpi è stata effettuata in giornata l’autopsia al policlinico Gemelli di Roma. Secondo quanto riporta l’Ansa, i primi risultati degli esami autoptici fanno ipotizzare che Attanasio e Iacovacci siano stati uccisi durante un tentativo di sequestro terminato con un conflitto a fuoco. Quattro i colpi con cui sono stati ammazzati, due all’addome per il diplomatico. Nel corpo di Iacovacci è stato trovato il proiettile di un Kalashnikov Ak-47.

Domani saranno celebrati i funerali di Stato, poi i feretri saranno trasferiti nelle città di origine di Attanasio e Iacovacci.

Sulla dinamica dell’assalto armato indaga, intanto, la Procura della Repubblica di Roma. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, intervenuto questa mattina, prima alla Camera, poi al Senato, per riferire sull’agguato avvenuto in Congo, ha confermato che è stata aperta un’inchiesta per fare luce sull’accaduto.

A Goma, città nei pressi della quale sono stati uccisi l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere della scorta e l’autista del World Food Programme dell’Onu, si trova una squadra del Ros dell’Arma dei carabinieri per investigare. E’ ancora in ospedale un terzo italiano che faceva parte del convoglio attaccato, il funzionario dell’Onu Rocco Leone, ricoverato sotto choc.

L’informativa di Di Maio

Gli inquirenti dovranno chiarire perché un diplomatico stava viaggiando in una zona pericolosa senza la scorta. Di Maio nella sua informativa al Parlamento ha voluto innanzitutto precisare che l’ambasciata italiana a Kinshasa è dotata “di due vetture blindate, con le quali l’ambasciatore si spostava in città e per missioni nel Paese, sempre accompagnato da almeno un carabiniere a tutela”.

Attanasio era partito con Iacovacci da Kinshasa con un aereo della Monusco, la missione dell’Onu in Congo. “L’ambasciatore e il carabiniere si sono affidati al protocollo delle Nazioni Unite”, ha sottolineato Di Maio, aggiungendo anche che dell’organizzazione del viaggio in auto si era occupato il Programma Alimentare Mondiale (World Food Programme), per il quale il diplomatico italiano si stava muovendo per visitare un programma di alimentazione scolastica. “Al Pam e all’Onu – ha detto Di Maio – abbiamo chiesto formalmente l’apertura di un’inchiesta che chiarisca l’accaduto, le motivazioni alla base del dispositivo di sicurezza utilizzato e in capo a chi fossero le responsabilità di queste decisioni”.

Il ministro degli Esteri italiano ha poi ribadito quanto già riferito dalle autorità locali congolesi: il convoglio dell’Onu è stato attaccato intorno alle 10,15 (ora italiana) in località “Tre antenne” sulla strada di Rutshuru, nel territorio di Nyiragongo. Gli assalitori erano sei e avrebbero costretto le auto a fermarsi esplodendo in aria colpi con armi da fuoco leggere.

Secondo la ricostruzione riportata da Di Maio, su cui – specifica – sono in corso accertamenti, l’autista è stato ucciso per primo “per costringere le vittime a lasciare la strada ed entrare nella boscaglia”. Gli spari sono stati uditi dai ranger che sorvegliano il parco di Virunga e dai militari dell’Esercito che erano poco distanti. “Nelle fasi immediatamente successive, secondo quanto dichiarato dal ministero dell’Interno congolese, – è la ricostruzione – nel momento in cui la pattuglia di ranger ha intimato agli assalitori di abbassare le armi, o semplicemente ha mostrato le armi al seguito, questi ultimi avrebbero aperto il fuoco contro il militare dell’Arma dei carabinieri, uccidendolo, e contro l’ambasciatore italiano, ferendolo gravemente. La pattuglia dei ranger e l’unità dell’esercito successivamente avrebbero evacuato l’ambasciatore italiano presso l’ospedale Monusco di Goma, dove sarebbe avvenuto il decesso a causa delle ferite riportate”.

Secondo quanto riferito da Di Maio, il responsabile del convoglio dell’Onu avrebbe avviato una negoziazione con gli attentatori per allontanarsi e trasportare i feriti in una zona sicura.

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