Un miliardo e duecentotrentuno milioni di euro a fondo perduto sino al 2042 per risanare i conti pubblici del Comune, per aumentare la riscossione delle imposte e rilanciare gli investimenti. Il Patto per Napoli, firmato nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal sindaco Gaetano Manfredi, rappresenta l’appiglio per la rinascita, spesso auspicata ma mai verificatasi – se non a spizzichini – della città.

Le casse di Palazzo San Giacomo languono, il debito è arrivato a sfiorare i 5 miliardi di euro e la cifra stanziata di 1,231 miliardi di euro nell’arco dei prossimi 21 anni viene vista come la barca su cui viaggiare per non naufragare nel mare del default. Il contributo che il Governo mette a disposizione di Napoli, ripartito con decreto del Ministero dell’Interno insieme al Ministero dell’Economia e delle Finanze, sarà di 486 milioni di euro nel periodo che va dal 2022 al 2026. Tale cifra rappresenta il 40% dell’intero importo previsto nel Patto per Napoli. Sarà lo stesso Viminale a controllare ogni 6 mesi, a partire dal 2023, che l’attuazione del cronoprogramma sia rispettato.

I dettagli

Punto cardine del Patto per Napoli firmato è quello dell’efficientamento della capacità di riscossione dell’Ente, oggi piuttosto limitata, con molte sacche di evasione ed elusione delle imposte tra i cittadini, in tutti i quartieri, da quelli più borghesi a quelli periferici. Il recupero delle entrate già accertate viene calcolato in 23,7 milioni di euro e ciò avverrà, almeno secondo quanto previsto nel piano, con una riscossione sollecitata e coattiva e anche di quella volontaria che consentirà anche una riduzione dei tempi in cui le tasse saranno pagate.

Tra gli effetti attesi, l’incremento delle entrate Imu – l’Imposta Municipale unica per 228 milioni di euro per tutto il periodo di durata del Patto del Napoli, cioè sino al 2042, e a una diminuzione della tariffa relativa alla tassa sui rifiuti (Tari). Voce dirimente del Patto del Napoli è anche quella concernente la valorizzazione del patrimonio comunale attraverso la costituzione insieme alla Invmit (società di gestione del risparmio del Ministero dell’Economia e delle Finanze) del Fondo Comparto Napoli. Si punterà sul censimento del patrimonio del Comune di Napoli, nella valorizzazione e alienazione del patrimonio immobiliare pubblico, nella riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e sull’adeguamento dei canoni di concessione e locazione nonché sulla riduzione della spesa per i fitti passivi a partire dal 2022.

Per quanto attiene alla Leva Fiscale, tra il 2023 e il 2042 saranno messe a disposizione nuove risorse per 500 milioni di euro. L’addizionale Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) avrà un incremento dello 0,1% a partire dal 2023 e di un ulteriore 0,1% a decorrere dal 2024 con un innalzamento della soglia di esenzione del reddito dagli attuali 8.000 euro annui ai 12.000. È prevista anche un’addizionale comunale sui diritti di imbarco aeroportuale di 2 euro a passeggero a partire dal 2023. Per aumentare la capacità di riscossione dei tributi e valorizzare il patrimonio del Comune è prevista l’assunzione al Comune di Napoli di 100 persone con qualifica dirigenziale a tempo determinato. Inoltre, sui debiti commerciali certi liquidi ed esigibili (cioè che possono essere riscossi) al 31 dicembre 2020, la norma prevede che il Comune si adotti entro il 15 maggio 2022 di un piano di rilevazione.

Le dichiarazioni

Al Maschio Angioino, ieri, soddisfazione è stata espressa dal premier Mario Draghi, dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e dagli altri rappresentanti istituzionali intervenuti per la firma del Patto per Napoli. “Contribuiamo in modo significativo al risanamento dei conti del Comune e leghiamo i pagamenti al conseguimento di alcuni obiettivi, esattamente come l’Italia fa con il Pnrr che destina il 40% delle risorse al Sud – le parole del premier Draghi – I Comuni sono al centro della prospettiva di sviluppo che abbiamo per l’Italia. Il Governo vuole metterli in condizione di poter programmare con maggiore serenità la crescita delle loro comunità”. L’ex presidente della Bce aggiunge: “La nostra sfida è permettere a Napoli, e con Napoli, a tutto il Mezzogiorno, di mantenere la centralità che merita. Ed è una sfida che deve unirci tutti: Governo centrale, enti territoriali, società civile”.

Draghi definisce la Sala dei Baroni, “magnifica, dove un tempo sedevano i re angioini e oggi si riunisce il Consiglio comunale è passata la storia di Napoli e di tutto il Mezzogiorno. Una storia che ha portato Napoli a essere nei secoli un punto di riferimento, non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo”. Secondo il presidente del Consiglio “dobbiamo ammettere l’esistenza di una ‘questione meridionale’, ma dobbiamo allo stesso tempo evitare che si riduca a sterili rivendicazioni. Dobbiamo affrontarla con urgenza, determinazione, unità”.

Il sindaco Gaetano Manfredi parla della giornata della firma del Patto del Napoli come quella della “ripartenza, di ritorno della città al centro della politica nazionale. L’arrivo del premier Draghi è un segnale molto importante di vicinanza. Adesso parte una nuova fase di impegno, progettazione e di realizzazione delle cose”, come “la riorganizzazione amministrativa, l’assunzione di personale giovane e competente e poi investimenti su manutenzione, vivibilità, servizi che purtroppo sono carenti”.

La precisazione dell’assessore Baretta

L’assessore comunale al bilancio Pier Paolo Baretta, ex sottosegretario all’Economia, dà un ingrediente numerico in più. “Al nostro piano dovremo aggiungere ai 2,31 miliardi 307 milioni”. Non solo, Baretta aggiunge: “C’è un piano per 800 milioni con 500 milioni in più che sono totalmente a disposizione del Comune. Queste risorse possiamo decidere se spenderle, se dedicarle in tutto o in parte al recupero del disavanzo e del debito. Ma se i primi 300 milioni sono obbligatoriamente impegnati come abbassamento del debito e del disavanzo, gli altri 500 sono completamente a nostra disposizione. Vuol dire che tutto quello che riusciremo a recuperare in più ne disponiamo liberamente e potremo decidere di dedicarne una parte al recupero ulteriore del disavanzo, che non è male, e una parte a spese, penso ad esempio alla manutenzione al welfare a tutte cose di cui c’è bisogno e ci sono degli arretrati”.

 Le contestazioni

Ad accompagnare l’arrivo di Mario Draghi a Napoli diverse contestazioni. Ad animarle il Movimento dei Disoccupati 7 Novembre, la sindacale Usb, che presenta il “pacco per Napoli” non convinto dell’impianto del patto, Potere al Popolo/Ex Opg, la rete napoletana contro la guerra (che terrà un corteo sabato 2 aprile a partire dalle ore 16 in piazza del Gesù), le associazioni contro gli abbattimenti delle case, il coordinamento napoletano No Green Pass. Sotto accusa finisce la scelta del governo di destinare maggiori fondi per le spese militari a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina a fronte delle esigenze di salari maggiori e aiuti alle famiglie, necessarie visto l’aumento del costo della vita. Diversi gli striscioni esposti, i cartelloni e le gigantografie raffiguranti Draghi.

La prima parte delle proteste in piazza Municipio, con annessi momentanei blocchi stradali, in concomitanza della firma del Patto per Napoli al Maschio Angioino. Imponente lo spiegamento di forze dell’ordine per impedire qualsiasi accesso alla Sala dei Baroni. Due le eccezioni: una delegazione dei 7 Novembre (che in mattinata avevano affisso uno striscione con scritto “No Armi, Sì al Lavoro’’) e dei lavoratori ex Whirlpool con la consegna di due lettere al capo segreteria della presidenza del Consiglio Antonio Funiciello.

Altro luogo di insulti e improperi per Draghi al Rione Sanità, secondo tappa di Draghi, con la visita alla chiesa di Santa Maria alla Sanità, alle Catacombe di San Gaudioso, gestite dalla cooperativa La Paranza, l’incontro con una delegazione ucraina e la pizza da Concettina ai Tre Santi. Protagonisti di nuovo i 7 Novembre e soprattutto il coordinamento No Green Pass. A unirsi anche i membri del Comitato No alla chiusura dell’Ospedale San Gennaro.

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