Un bagno di sangue quello provocato nel nord del Burkina Faso da una serie di attacchi da parte di un gruppo armato che fa strage e semina terrore nel Paese. “Soldati e Vdp, sono stati i bersagli di un attacco da parte di uomini armati non identificati sabato intorno alle 16.00 nei pressi del villaggio di Aoréma”, ha dichiarato in un comunicato il governatorato di Ouahigouya.

Sebbene non si sappia con certezza chi è il colpevole, le autorità locali non avrebbero alcun dubbio e puntano il dito contro uno dei gruppi islamisti affiliati all’organizzazione terroristica islamista Al Qaida e allo Stato Islamico presenti nella zona, che negli ultimi anni hanno eseguito diversi attacchi simili.

Il colonnello-maggiore Célestin Simporé, capo di stato maggiore delle Forze armate del Burkina Faso, ha spiegato in un comunicato che l’attacco di sabato ha preso di mira un campo di combattenti Vdp (Volontari per la Difesa della Patria) a una quindicina di chilometri dalla città di Ouahigouya, situata nella provincia di Yatenga (regione del Nord).
Per la precisione, stando al bilancio delle vittime comunicato dall’esercito, si tratterebbero di 8 soldati e 32 volontari civili che facevano parte dei Vdp, gruppo armato creato nel 2020 proprio per contrastare i gruppi jihadisti attivi nel paese.

Le unità militari locali si sono mobilitate per sostenere la risposta all’attacco, sostenendo che “almeno 50 terroristi” sono stati “neutralizzati” nel contrattacco, compreso un numero ucciso negli attacchi aerei. Le operazioni sono ancora in fase di svolgimento secondo lo Stato maggiore della difesa.

Anche nella prima mattinata di domenica c’è stato un altro attacco che ha preso il Kongoussi, situato nella provincia di Bam, ovvero una regione del Centro-nord. Il bilancio comprende una ventina di terroristi neutralizzati e 30 motociclette recuperate, oltre ad altri materiali distrutti o recuperati mentre due militari sono morti in seguito alle ferite riportate nei combattimenti mentre altri due feriti, sono stati evacuati per essere curati.

Già dal 2015 il Burkina Faso è vittima di attacchi terroristici in molte delle sue regioni, principalmente la zona più colpita è quella del nord del Paese, zona in cui è molto attivo il terrorismo islamico che negli ultimi anni ha provocato la morte di migliaia di civili e costretto circa due milioni di persone (su 22 milioni di abitanti) ad abbandonare le proprie case.

La scorsa settimana 44 persone civili sono state uccise in due attacchi nel nord-est del Paese, vicino al confine con il Niger: è stato uno degli attacchi più letali contro i civili da quando il capitano Ibrahim Traore è salito al potere lo scorso settembre, dopo che 51 soldati sono stati uccisi in un’imboscata a febbraio, nell’estremo nord, precisamente a Deou.

La violenza ha portato a significative turbolenze politiche nel Paese. I militari, guidati dal tenente colonnello Paul-Henri Damiba, hanno preso il potere nel gennaio dello scorso anno, promettendo la fine delle violenze ma non sono riusciti a stroncare gli attacchi, e fu rimosso in un secondo colpo di stato dal capitano Ibrahim Traoré nel settembre successivo. Il capitano Traoré ha promesso di riconquistare il territorio dai jihadisti e di tenere elezioni democratiche nel luglio 2024.

Il governo burkinabè ha decretato giovedì scorso “l’ordine di mobilitazione generale e di allerta” al fine di “dare un quadro normativo e legale a tutte le azioni” intraprese dallo Stato nell’ambito della lotta al terrorismo. Lo stato di emergenza è in vigore in otto delle tredici regioni del Paese, più di 800 soldati e combattenti Vdp sono stati mobilitati nell’ambito di un’operazione militare su larga scala denominata “Kapidougou” nella regione del Boucle du Mouhoun, con l’obiettivo di fare pressione sui gruppi armati. L’operazione, che viene condotta con l’esercito maliano, è diretta principalmente contro i membri del gruppo terroristico a sostegno dell’Islam e dei musulmani (Gsim), che opera in quest’area.

Come già detto, il Burkina Faso è spesso attaccato dai militanti islamici legati ad al Qaeda e allo Stato islamico, e sia le aree del nord e dell’est del Paese sono diventate ingovernabili dal 2018. Questi atti di violenza terrorizzano le persone che ci vivono, infatti milioni di persone sono fuggiti dalle loro case, temendo ulteriori invasioni da parte di uomini armati che spesso scendono sulle comunità rurali in motocicletta e che hanno ucciso migliaia di persone.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here