Nessuna licenza per attività di food and beverage per i prossimi 3 anni. L’obiettivo è salvaguardare l’identità del centro storico, patrimonio Unesco. L’amministrazione comunale di Napoli guidata dal sindaco Gaetano Manfredi si gioca la carta della gestione – almeno nelle intenzioni – del grande effetto collaterale del boom turistico di questi anni: il moltiplicarsi di pizzerie, spritzerie, bar da via Toledo ai Quartieri Spagnoli passando per via dei Tribunali e i Decumani, che ha sì portato vantaggi economici ma solo a determinati soggetti e a determinate categorie, mentre i costi aumentano generali aumentano, gli affitti pure e molte famiglie vanno incontro a sfratti per morosità (l’ultimo caso raccontato è quello di Cristina  e sua figlia Francesca, sfrattate dalla loro casa).

Il provvedimento presentato nei giorni scorsi dal primo cittadino Manfredi e dall’assessore comunale alle Attività Produttive e Turismo Teresa Armato, concordato con la Regione Campania e la Soprintendenza ai Beni Paesaggistici, sarà presentato come delibera alla giunta comunale nei prossimi giorni per essere approvata.

I numeri delle attività di food and beverage

Qualche dato per inquadrare meglio la faccenda. Nel 2022 Napoli è stata la sesta città d’Italia per movimentazione di affari e nel capoluogo le attività di food and beverage sono ad oggi 8020 in una superficie di 17 km quadrati, pari al 14,5% del territorio comunale. Tenendo conto che la superficie sottoposta a limitazioni è di 1,2 km quadrati, ci sono 1300 attività per km quadrato nella superficie comunale sottoposta a limitazioni. Inoltre, dal 2019 al 2022 le attività rientranti ora nelle limitazioni sono cresciute in media di un 10% annuo, in particolare le attività di ristorazione con cibo di asporto.

I dettagli del provvedimento

Quali sono i punti dirimenti del provvedimento del Comune di Napoli? Il piano prevede il divieto di apertura a nuove attività produttive con riferimento a quelle della somministrazione di alimenti e bevande. La somministrazione e il commercio, in qualsiasi forma, su area pubblica ad eccezione di eventi patrocinati e/o autorizzati che prevedano l’occupazione di suolo pubblico. Le attività di produzione, preparazione e/o vendita di prodotti alimentari. Infine, il divieto secondo il piano riguarda anche il consumo immediato sul posto per le attività di produzione. Ci sono anche delle eccezioni al regolamento. I divieti, infatti, non riguarderanno le attività di somministrazione in istituti e luoghi di cultura. Somministrazione e vendita all’interno di librerie, teatri, cinema e musei se in forma accessoria. Nelle stazioni e nei mezzi di trasporto pubblico. E ancora: aree catering, strutture ricettive e alberghiere. Il divieto, sottolineatura importante, non varrà per le attività già autorizzate ed esistenti, in quelle ex novo relativi a locali se tra la data di cessazione della precedente attività e quella di nuova apertura la distanza temporale non sia superiore ai 12 mesi e anche ai subingressi sono consentiti solo in caso in cui sussista in capo al soggetto subentrante e al soggetto sostituito la regolarità tributaria nei confronti del Comune. Per subingresso si presumono le nuove aperture entro i 3 mesi dalla cessazione della precedente attività senza variazione del settore merceologico. Infine, il divieto di ampliamento non si applica ai locali storici in cui si svolgono attività di artigianato, commercio e somministrazione. Tra un anno, l’amministrazione comunale si riserverà di fare una prima ricognizione rispetto all’andamento di questa nuova fase appena avviata.

La salvaguardia di San Gregorio Armeno

Simbolo del nuovo percorso è San Gregorio Armeno, la strada dei pastori, dei presepi e delle botteghe, particolarmente affollata nel periodo natalizio, dove ci sarà il divieto di apertura di nuove attività non rientranti tra quelle di produzione e vendita di prodotti richiesti dagli operatori iscritti all’albo degli artigiani per la lavorazione dei pastori. La svolta trova favorevole il presidente delle Botteghe di San Gregorio Armeno. “Finalmente si possono vendere solo pastori e presepi. Questo è un risultato importantissimo per l’artigianato, San Gregorio Armeno genera un grande indotto nel centro antico ed era ora che venisse tutelata. Abbiamo ottenuto una vittoria storica – dice, ricordando anche la prossima apertura della scuola del presepe rivolta ai giovani aspiranti artigiani che vogliono portare avanti la tradizione napoletana – per la difesa di una via che parla di artigianato ed artigiani”.

Le parole dell’amministrazione comunale

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, parla delle motivazioni che hanno spinto alla prossima delibera da approvare in giunta per lo stop triennale alle licenze di attività food and beverage. “Vogliamo che la nostra città conservi le sue caratteristiche e non si creino quei fenomeni distorsivi che ne modifichino la natura. Modificare la natura di Napoli significa non solo perdere la sua identità, ma anche perdere la sua attrattiva” . Per Manfredi, “chi viene a Napoli lo fa per la varietà della città, il mix sociale del nostro Centro storico, la varietà dell’offerta commerciale e ricettiva. Se perdiamo questo equilibrio perdiamo anche la capacità attrattiva e paradossalmente non aumentiamo il numero di turisti, ma lo perdiamo. Dobbiamo governare questo processo molto importante, è una grande risorsa finanziaria”, conclude il primo cittadino. Le regole volute dal Comune, le parole dell’assessore al Turismo e Attività Produttive Teresa Armato “aiuteranno il commercio e la tutela di una zona della città particolarmente bella e amata non solo dai nostri concittadini, ma anche dai turisti che vengono sempre più numerosi nella nostra città proprio per vedere alcune zone caratteristiche” . La Armato poi conferma: “Abbiamo pensato a una protezione per chi ha un iter già in corso, per chi ha fatto investimenti. Queste regole – la chiosa dell’assessore al Turismo e Attività Produttive – aiuteranno anche a rilanciare alcune attività commerciali che non siano pizzetterie, spritzerie, friggitorie, ma anche siano magari attività artigianali, attività commerciali di altra natura basate sulla qualità della produzione”.

Le reazioni delle associazioni di categoria

Non univoche le reazioni delle varie associazioni di categoria su quanto disposto dal Comune. Favorevole è ad esempio Antonino Della Notte, titolare del ristorante Antonio&Antonio sul Lungomare Caracciolo, presidente Aicast Imprese Italia e componente di giunta della Camera di Commercio di Napoli. “Sono soddisfatto. L’amministrazione comunale ha recepito le nostre richieste relativamente alla cautela allo stop per chi ha già in essere un contratto di locazione o registrato un preliminare, sostenendo già degli investimenti”. Della Notte loda Manfredi e Armato anche sull’intenzione di fare delle “valutazioni dopo il primo anno dall’entrata in vigore del provvedimento per capire se occorrono degli accorgimenti. È una richiesta che è stata fatta ed è stata accolta”. Il presidente Aicast fa anche una digressione: “Importante è disciplinare l’occupazione di suolo pubblico, tutelando una zona come i Quartieri Spagnoli. È opportuno avere un piano traffico e un piano pedonale per tutelare quell’area, dando ulteriore lustro”. Apertura di credito anche dal presidente Confcommercio Napoli, Massimo Di Porzio. “Questo provvedimento – ricorda – lo proponemmo già a tutti i candidati prima delle ultime elezioni comunali, perché le zone turistiche e il centro storico ormai sono sature di take away e locali da asporto”. Di Porzio continua lanciando una proposta: “Il provvedimento va accompagnato a breve da incentivi per le nuove attività dell’artigianato o del commercio di vicinato che vogliono aprire in centro, come una cedolare secca sugli affitti di queste tipologie commerciali o una sospensione per un periodo delle tasse comunali”. Si mostra invece contrario Vincenzo Schiavo, presidente della Confesercenti di Napoli. “La delibera del Comune riguarda non solo i bar o le pizzerie – afferma – ma anche gelaterie, pub, ristoranti, trattorie. Si tratta di un limite allo sviluppo dell’economia e allo stesso indotto per la città”. Il presidente della Confesercenti partenopea aggiunge:” Con questo provvedimento del Comune speriamo di non trovarci- ma è quello che temiamo- tra 1 o 2 anni in una preoccupante staticità imprenditoriale. Abbiamo chiesto di usufruire di incentivi, che vanno dalla velocità di ottenere licenze alla sburocratizzazione sino al taglio di qualche tassa”.

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