L’Idiota di Fedor Michaejlovic Dostoevskij è la storia del “naufragio” del principe Lev Nikolaeviè Miskin, un uomo oltremodo compassionevole che viene gettato in un universo narrativo a lui estraneo. Un universo narrativo di rilievo, poiché popolato da personaggi meschini, che riducono il protagonista ad oggetto, che lo colpiscono nella propria identità e lo strappano alla propria autenticità fino a spingerlo a tornare in Svizzera, dove tempo addietro era stato per curare “una strana malattia di nervi”.

Di certo, ancor prima di introdurre i lettori all’analisi e alla comprensione del testo, è doveroso fare alcune premesse. Nel 1864 muoiono Marja Isaeva, la prima moglie di Dostoevskij, e Michail, il fratello con cui aveva fondato la rivista Il tempo. Sommerso dai debiti e costretto per contratto a pubblicare una serie di opere, l’autore si abbandona nelle mani della stenografa Anna Snitkina. Nel 1867, anno in cui inizia la stesura dell’opera l’Idiota, Dostoevskij sposa Snitkina ed assieme alla donna compie un viaggio in Europa.

Di lì a poco, però, accade che l’autore, giocando alla roulette, perde tutti suoi soldi, nonché gli abiti e gli effetti personali della moglie. Così, per questioni di natura economica, l’Idiota è destinato a diventare un romanzo d’appendice. Sebbene sia stata molto osannata dalla critica occidentale, l’opera è paragonabile ad un vino annacquato, in quanto propone narrazioni fitte di vicende, di personaggi e di colpi di scena, rivolte al coinvolgimento emotivo di un pubblico vasto e non molto colto. Lo stesso principe Miskin appare come una scultura che non può (o non vuole) essere vista da tutti i lati. Pagina dopo pagina si ha l’impressione di essere davanti ad un personaggio piatto, descritto con poca efficacia; un personaggio che non agisce ma che subisce.

Inoltre, le risoluzioni dell’intreccio talvolta sono banali, come ad esempio quando alla fine del romanzo il principe “afferra il cappello ed esce di corsa” per trovare un personaggio introvabile, che casualmente ad un certo punto, non si sa come, nel bel mezzo di una folla “gli sfiora il gomito e gli sussurra nell’orecchio “Lev Nikolaeviè, amico mio, seguimi, ho bisogno di te”.

Detto questo, tuttavia, non bisogna sottovalutare l’abilità artistica e la profondità del pensiero dell’autore, che nonostante tutto, non solo ha saputo instillare la curiosità nel lettore, ma è anche arrivato vicino al far diventare la sua opera l’emblema dell’esistenzialismo. Lev Nikolaeviè Miskin, difatti, è un uomo impegnato nella ricerca del significato e della possibilità dell’esistenza.

In contrapposizione a lui vi sono invece tutti gli altri personaggi: il suo rivale e nichilista per eccellenza Parfen Rogozin; l’amata Natàs’ja Filìppova, che rifiuta il suo amore per abbandonarsi tra le braccia del suo aguzzino, Rogozin; lo sciatto e calcolatore Lebedev, che dall’inizio alla fine del romanzo intriga con lui; Tockij il materialista che disonora Natàs’ja Filìppova per poi “accollarla” a Gavrila Ardaliònovic promettendogli 75 000 rubli; i coniugi Epancin, che non esitano a mettere le mani su di lui quando si scopre che egli ha ereditato tre milioni di rubli; il generale Ivolgin, l’ubriacone, che lo raggira ed approfitta del suo cuore magnanimo; infine Gravila Ardaliònovic, che ama al contempo Natas’ja Filìppova ed Aglaja Epancin, ma che, per via del suo orgoglio, finirà per non amare nessuna delle due.

In via definitiva l’Idiota è un libro che verte su tre semplici parole, già evidenziati dal professor Umberto Motta: il cuore, la libertà ed il mistero. Come afferma il professore: “Esse sono questioni o concetti, tutt’altro che astratti, perché si tratta di questioni o concetti con cui ciascuno di noi quotidianamente è portato a confrontarsi. In bilico tra l’invadenza del male e la tensione irriducibile alla felicità”.

Non è un caso, dunque, che leggendo l’opera si avverta inevitabilmente uno stato di angoscia che porta ad un’intima riflessione. Una riflessione profonda che mette in discussione le nostre inclinazioni, la nostra condizione esistenziale, le nostre professioni. Ed alla fine del romanzo altro non rimane al lettore che un vuoto, un vuoto che può essere colmato con la lettura di un altro capolavoro.

La trama

Parte I

È novembre ed in uno dei vagoni di terza classe si trovano uno di fronte all’altro due passeggeri: Lev Niolaeviè Miskin e Parfen Rogozin. I due non si conoscono ma entrambi sono in viaggio per la stessa ragione: reclamare l’eredità; con la sola differenza che il principe Miskin, ha da poco trascorso un lungo soggiorno in Svizzera per curare “una strana malattia di nervi”. A loro si aggiunge un terzo personaggio, il funzionario Lebedev, che per curiosità si intromette in faccende che non lo riguardano. Durante la conversazione, Rogozin si lascia scappare di aver visto al Gran Teatro la bella Nastas’ja Filippovna e di “non aver dormito per tutta quella notte”.

Il principe non dà molta importanza a quella conversazione, ma dopo essersi congedato dai due di lì a poco scoprirà che alcuni fatti accaduti sul treno saranno ricorrenti nel corso della sua storia. Il nome di Nastas’ja Filippovna, difatti, compare di nuovo, quando il principe si reca nell’appartamento della sua unica parente, Elizavèta Prokòf’evna. Qui, anziché trovare Elizavèta, il principe incontra suo marito, il generale Epanic ed il suo segretario Gravila Ardaliònovic, che gli mostra il ritratto della sua ipotetica futura sposa, Natas’ja Filippovna. La trama così inizia ad infittirsi poiché si scopre che il cinquantacinquenne Tockij, per sbarazzarsi della disonorata Natas’ja Filippovna e per potersi sposare, ha proposto a Gravila di accollarsi la faccenda (dietro un compenso di 75 000 rubli); Gravila tuttavia non sa se accettare poiché innamorato di Aglaja Epanic.

La vicenda prosegue ed il principe trova ospitalità presso Gravila Ardaliònovic, la cui famiglia affitta camere, ma situazione si complica poiché Natas’ja Filippovna irrompe a casa di Gravila, pretendendo di incontrare la suocera, e Rogozin (che si è presentato con lei), accusa Gravila di voler sposare la “disonorata” solo e soltanto per soldi, offrendo così 100.000 rubli per essere il futuro sposo.

Nel marasma generale, Varvara Ardaliònovic, accusa Natas’ja di essere una “svergognata”; Gravila fa per darle uno schiaffo che però incasserà il principe, che per altro difende Natas’ja, subito dopo averla ammonita per il suo comportamento. L’episodio si sviluppa ulteriormente qualche ora più tardi, a casa di Natas’ja Filippovna, che deve decidere finalmente se sposare o meno Gravila. Accompagnato da Kolja, fratello minore di Gravila, il principe giunge a casa di Natas’ja. Natas’ja stabilisce che sia il principe Minsk a decidere se dovrà sposare Gravila oppure meno. Il principe esprime il suo dissenso e così Natas’ja non sposa più Gravila ma fugge via con Rogozin.

Parte II

Il principe scopre di aver ottenuto in eredità tre milioni di rubli e si reca a Mosca per riscattarla. Nel frattempo Natas’ja Filippovna, ritorna sui suoi passi e fugge via da Rogozin ma viene inseguita e ritrovata. Il principe, dopo breve soggiorno a casa degli Epanic, infatuato di Aglaja, inizia a scriverle delle lettere che le invierà per mezzo di Kolja.

L’estate ha quasi inizio e il principe si reca da Rogozin e scopre che lui e Natas’ja si sono riappacificati, ma Mynskin teme per l’incolumità della donna. Myskin e Rogozin si avvicinano a tal punto che decidono di scambiarsi le croci per diventare così dei veri e propri fratelli; tuttavia, Rogozin, dopo aver invitato il principe a rinunciare a Natas’ja, gli tende un agguato con un pugnale. Il principe si salva grazie ad un attacco epilettico e Rogozin fugge.

Parte III

Natas’ja, che mira all’incolumità del principe, vuole combinare il matrimonio tra Aglaja ed il principe Mynskin. Il principe ignaro di quel che sta accadendo incontra casualmente Aglaja e le confessa di amare Natas’ja solo per compassione e pietà; a quel punto Aglaja mostra la corrispondenza epistolare tra Natas’ja e Aglaja. Il principe scopre così la corrispondenza tra le due ragazze e cerca di fermarla.

Parte IV

Aglaja, il principe, Natas’ja e Rogozin si ritrovano sotto allo stesso tetto; Natas’ja invita apertamente il principe a scegliere tra lei ed Aglaja. Vedendo che il principe titubante Aglaja se ne va, il principe prova ad inseguirla ma Natas’ja sviene, attirando su di sé le attenzioni del principe. Al risveglio di Natas’ja, Rogozin se n’è andato e sembra ormai tutto è deciso: il principe sposerà la “svergognata”.

Nel frattempo Gravila chiede la mano ad Aglaja, ma viene rifiutato; quest’ultima in seguito si sposerà con un emigrato polacco. Il giorno delle nozze, Natas’ja, vedendo Rogozin si precipita da lui ed insieme fuggono in carrozza. Il principe rammaricato della notizia, senza muovere un muscolo accusa il colpo, ma nonostante tutto si mette sulle tracce dei due fuggitivi. Rogozin, vedendolo vagare “lo afferra per un gomito” e lo invita a seguirlo. Il principe scopre così il cadavere di Natas’ja; l’indomani Rogozin viene arrestato ed il principe riportato in Svizzera, poiché non più capace di intendere e di volere .

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